Accoglienza, integrazione, risorse, controllo dei confini meridionali della Libia: questi i punti chiave affrontati a Bruxelles in materia di gestione dei flussi migratori. Mentre la Commissione europea ha presentato un elenco di azioni per contrastare con maggiore efficacia la tratta di esseri umani, il Ministro italiano dell’Interno, Marco Minniti, è intervenuto nel corso del seminario organizzato da CeSPI e dall’eurodeputata Patrizia Toia, dedicato al tema dell’inclusione finanziaria dei migranti. Sulla base della strategia dell’Ue e alla luce delle più recenti sfide migratorie, economiche e sociali, le priorità definite dalla Commissione identificano ambiti fondamentali che richiedono l’intervento immediato di tutti gli Stati membri per smantellare il modus operandi dei trafficanti, garantire maggiori diritti alle vittime, intensificando altresì gli sforzi interni ed esterni per una maggiore sicurezza.
“Un ambito che ha un limite oggettivo nelle possibilità di integrazione – ha detto Minniti – Se non si tiene conto di questo si rischia di essere un Paese poco attento al proprio presente e al proprio futuro. C’è un rapporto tra mancata integrazione e terrorismo. Quei Paesi che sapranno integrare saranno certamente più sicuri”. Ed è sui flussi migratori che il responsabile del Viminale ha fermato la propria attenzione: i foreign fighters affluiti da circa 100 Paesi per combattere con lo Stato islamico in Siria e Iraq, dopo la sconfitta militare, con la caduta delle due capitali Mosul e Raqqa, potrebbero tentare di ritornare a casa, anche in Europa. Per questo il controllo dei confini meridionali della Libia e dei transiti lungo la rotta del Mediterraneo centrale è fondamentale, anche per il contrasto al terrorismo.
“Siamo di fronte a uno scacco militare – ha aggiunto il titolare dell’Interno – e lo scacco presuppone la fuga. Presuppone una ritirata confusa, una diaspora di ritorno. Se c’è questa possibilità, dobbiamo comprendere che, dentro una diaspora di ritorno, il fatto di poter incrociare i flussi migratori è un’ipotesi che noi non possiamo scartare”. Per il lavoro che l’Europa deve fare nel continente africano “servono risorse da mettere in campo ha detto ancora Minniti – Quando c’è stata la rotta balcanica, che ha avuto un impatto straordinario, l’Europa ha investito risorse significative. Bisogna passare dagli aiuti agli investimenti. E dobbiamo anche affrontare l’idea di una costruzione di nuove classi dirigenti: nel rapporto tra Europa e Africa c’è anche questo. Non bisogna guardare al rapporto Europa-Africa con un’ottica caritatevole: non stiamo facendo un favore a nessuno. Togliamoci dalla testa l’idea che stiamo andando lì perché hanno bisogno di noi”.
E’ importante che l’impegno per costruire un futuro di legalità e integrazione per i migranti sia duraturo nel tempo, perché nulla è più evanescente dei risultati ottenuti in Nordafrica, in Libia e in Africa in generale. “Noi dobbiamo ricostruire un rapporto di fiducia non solo con i Governi africani, ma, cosa ancora più importante – ha concluso il Ministro – con le popolazioni africane. Questa è la partita più difficile di tutte. E’ per questo che non dobbiamo sbagliare una mossa”.