“Il fenomeno migratorio è sempre più legato ai cambiamenti climatici. Se non daremo risposte ai cambiamenti climatici (siccità, alluvioni, eventi estremi) i flussi migratori sono destinati ad aumentare”. Ha esordito con queste lapidarie parole il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, introducendo il recente convegno ‘Clima, agricoltura, migrazioni: risultati scientifici e scenari possibili’, organizzato dal Consiglio nazionale delle ricerche con la presidenza del Consiglio dei ministri e svoltosi all’Accademia dei Lincei in preparazione della Giornata mondiale dell’alimentazione che si terrà oggi, 16 ottobre, a Roma a cura della, l’agenzia delle Nazioni Unite per l’agricoltura e l’alimentazione. Coadiuvato dal presidente del Cnr, Massimo Inguscio, dal presidente dell’Accademia dei Lincei, Alberto Quadrio Curzio, e del direttore generale della Fao, Josè Graziano Da Silva. Gentiloni ha aggiunto: “E’cruciale l’accordo di Parigi. Dobbiamo lavorare tutti su questo e guai ad abbandonarsi a egoismi e piccoli sovranismi contrapposti, perché così non andremmo molto lontano”. Il presidente del Consiglio ha insistito anche sul ruolo fondamentale della scienza e della ricerca, per superare pregiudizi e fornire basi solide alle scelte politiche. Scienza e politica, infatti, hanno trovato nel convegno una sede di confronto utile per approfondire tre temi fondamentali strettamente connessi: clima, agricoltura e migrazioni. Temi discussi in una tavola rotonda coordinata da Francesco Rutelli, che ha analizzato gli impatti dei cambiamenti climatici sugli agro-ecosistemi e le principali strategie di contrasto alle sfavorevoli conseguenze socioeconomiche, con particolare riferimento all’ambiente Mediterraneo. In particolare, sono state focalizzate le ricadute del cambiamento climatico su biodiversità, agricoltura, foreste e sulla capacità di adattamento delle specie animali e vegetali, con particolare riferimento alle specie a rischio estinzione e di particolare rilievo per l’alimentazione e la salvaguardia del territorio, senza trascurare le soluzioni offerte dalla scienza per favorire la resilienza, il recupero e la produttività degli agroecosistemi, allo scopo di migliorare le condizioni di vita delle popolazioni rurali e di governare le crisi migratorie, soprattutto quelle popolazioni dell’Africa e della regione mediterranea. Migrazioni che, ha confermato Josè Graziano Da Silva, hanno avuto una crescita record: nel 2015 ci sono stati 64 milioni di rifugiati (il doppio rispetto a 10 anni fa), i migranti internazionali sono stati 244 milioni (+40% rispetto al 2000). “Cambiamento climatico e conflitti – ha aggiunto Da Silva – hanno ripercussioni negative anche sulla produzione alimentare. Dopo un decennio di calo, lo scorso anno è aumentato il numero delle persone che soffrono la fame, arrivate a 150 milioni. “Il rischio desertificazione dei Paesi dell’Unione Europea che si affacciano sul Mediterraneo e sono interessati dai fenomeni migratori (Italia, Spagna e Grecia) è particolarmente preoccupante e richiede urgenti e cospicui interventi, e un grande impegno della ricerca scientifica – ha dichiarato il presidente del Cnr, Massimo Inguscio – per il monitoraggio e l’adozione di sistemi di previsione e allarme climatico, per l’adattamento dell’agricoltura ai cambiamenti climatici, per un’azione di restauro del paesaggio rurale e degli ecosistemi forestali, per la salvaguardia delle risorse idriche e, in generale, del capitale naturale”.