Il centro di gravità della politica regionale e di allocazione dei fondi europei si è spostato inevitabilmente verso Est, a discapito delle regioni dell’Europa meridionale, che si affacciano sul Mar Mediterraneo. L’Italia rappresenta uno dei maggiori contribuenti al bilancio dell’Ue, ma anche uno dei suoi principali beneficiari, per lo meno in termini assoluti, soprattutto per quanto riguarda le regioni del Sud della penisola. Eppure, il nostro Paese fatica a spendere le risorse messe a disposizione.
La possibilità di dovere rinunciare a una buona parte delle risorse impegnate da Bruxelles e non spese, vuoi per inefficienze burocratiche, vuoi per la mancata presentazione di progetti ritenuti appropriati, è ormai quasi una certezza.
Si conferma, dunque, la storica incapacità di utilizzare i fondi erogati da Bruxelles suddivisi in cinque campi e a disposizione degli Stati membri dell’Ue: l’Italia è il secondo Paese beneficiario nella Ue dei fondi strutturali europei, con una quota del 37%, ma è solo 23/a su 28 Stati membri per tasso di impegno dei finanziamenti in progetti già selezionati. Emerge dai dati della Commissione Ue sull’utilizzo dei 5 fondi (Fondo agricolo per lo sviluppo rurale, per la coesione, per lo sviluppo regionale, per la pesca e fondo sociale) Il 37% dei fondi impegnati equivale a 27,103 mld di euro, ma solo 2,45 mld di questi (3% del totale) sono già stati spesi. Fa meglio la Polonia (40%), di gran lunga il primo beneficiario europeo, mentre dietro l’Italia si trovano Spagna (24%) e Romania (26%), rispettivamente terzo e quarto maggiori beneficiari.
I dati sono aggiornati a fine ottobre e sono stati resi noti in occasione della pubblicazione dalla prima relazione della Commissione Ue sull’uso dei 5 fondi strutturali europei (Fondo agricolo per lo sviluppo rurale, per la coesione, per lo sviluppo regionale, per la pesca e fondo sociale). Per l’Italia, che nel settennato 2014-2020 può contare su 73,67 mld (42,67 provenienti dal bilancio Ue), il 37% dei fondi impegnati equivalgono a 27,103 mld di euro, ma solo 2,45 mld di questi (3% del totale) sono già stati spesi.
Il processo di utilizzo dei fondi europei per il settennato in corso, 2014-2020, è “sulla buona strada”. A fine ottobre, poco meno della metà dei fondi strutturali europei, circa il 44%, sono stati impegnati in progetti già selezionati in tutta Europa, per un totale di 278 mld di euro (cofinanziamento nazionale compreso). È quanto emerge dalla prima relazione della Commissione Ue sull’uso dei 5 fondi strutturali europei (Fondo agricolo per lo sviluppo rurale, per la coesione, per lo sviluppo regionale, per la pesca e fondo sociale) che utilizza dati aggiornati a fine ottobre.
La relazione della Commissione mostra anche che entro dicembre 2016, a tre anni dall’inizio dell’attuale periodo di programmazione che nel bilancio Ue vale 454 mld (638 mld aggiungendo il contributo degli Stati), sono stati selezionati circa 2 milioni di progetti, sono state supportate 793.490 imprese, 7,8 milioni di persone sono state aiutate a trovare un impiego o a intraprendere percorsi di formazione, e il 20% del totale della superficie coltivabile europea è stata oggetto di politiche a favore del clima, dell’ambiente e della biodiversità. Dal documento emerge anche una vistosa accelerazione nell’ultimo anno sia dal punto di vista della selezione dei progetti (a fine 2016 era al 28,4%) sia da quello dei pagamenti dell’Ue agli Stati membri, che è passato dal 9% al 13%.