E’ stata presentata a Palazzo Chigi, la Relazione annuale sulla politica dell’informazione per la sicurezza. All’evento sono intervenuti il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, e il direttore generale del Dis, Alessandro Pansa. Lo studio delinea uno scenario aperto, fluido e interconnesso, caratterizzato da importanti fattori di discontinuità negli equilibri geopolitici e strategici, mettendo l’accento sulle rilevanti sfide con cui l’intelligence è chiamata a confrontarsi nello svolgimento della propria missione di tutela della sicurezza nazionale, condotta coerentemente con la pianificazione strategica degli obiettivi informativi indicati dall’Autorità di Governo. Rispetto a questi stessi obiettivi sono state quindi declinate, integrando sviluppi d’area e fenomeni di minaccia, le linee dell’azione intelligence nel corso del 2016.
Il terrorismo internazionale di matrice jihadista, minaccia destrutturata, pervasiva e proiettata ormai su un teatro globale, determina la necessità di forme sempre più evolute di cooperazione internazionale alle quali il nostro Paese è in grado di fornire un contributo di rilievo, potendo contare su un dispositivo basato, in modo più accentuato rispetto a quanto avviene per molti altri Paesi, sullo scambio informativo e sulla costante sinergia tra Forze dell’ordine e Istituzioni che concorrono alla sicurezza nazionale. Fattori, questi, che trovano il momento di massima sintesi nel Comitato di Analisi Strategica Antiterrorismo (CASA).
L’attività informativa in direzione del fenomeno migratorio, svolta in costante coordinamento interistituzionale, è delineata in relazione al monitoraggio delle cause del fenomeno, tra le quali viene anche rilevata la scarsità delle risorse imputabile alla deriva climatica globale, e delle sue implicazioni securitarie, con specifico riferimento sia ai contesti d’instabilità sia al rischio di infiltrazioni o contaminazioni terroristiche.
Nella Relazione sono enucleati, inoltre, i diversi piani sui quali si sviluppa il presidio intelligence del sistema Paese, realizzato secondo un accresciuto dialogo tra intelligence e operatori economici nazionali, anche per elevarne il grado di consapevolezza, con specifica attenzione per i gestori di infrastrutture critiche (reti di comunicazione, di distribuzione dell’energia e di trasporto) e di altri Asset strategici.
Con riguardo alla dimensione cibernetica della minaccia, in grado di produrre effetti di estrema gravità fino alla paralisi di settori vitali del Paese, il coinvolgimento dell’intelligence viene, infine, declinato su più livelli d’intervento che vanno dalla raccolta e dall’analisi di informazioni all’attività di supporto manutentivo dell’architettura nazionale cibernetica di reti e sistemi pubblici e privati.