L’Italia rafforza la propria posizione tra i protagonisti della transizione digitale europea. Con 179 data center attivi (erano 153 nel 2024), una spesa cloud salita a 4,8 miliardi di euro (+30% in un anno) e oltre due milioni di imprese che utilizzano soluzioni di intelligenza artificiale, il Paese si conferma centrale nella costruzione dell’infrastruttura digitale europea.
Questi numeri hanno fatto da cornice all’evento “Reti, cloud e regole: il cantiere europeo del Digital Networks Act”, organizzato da Open Gate Italia in collaborazione con Adnkronos al Palazzo dell’Informazione di Roma. L’incontro ha riunito istituzioni, imprese, accademici e autorità di regolazione per discutere il nuovo quadro normativo europeo che la Commissione presenterà entro la fine del 2025.
Il Digital Networks Act punta a riformare il Codice europeo delle comunicazioni elettroniche per adattarlo all’evoluzione tecnologica e al nuovo equilibrio competitivo del mercato digitale. “Il DSA deve essere l’occasione per armonizzare le legislazioni e consentire investimenti certi nelle infrastrutture”, ha dichiarato Federico Eichberg, capo di gabinetto del Ministero delle Imprese e del Made in Italy.
Durante l’incontro, Open Gate Italia ha presentato i dati sulla crescita del digitale italiano: Milano concentra il 38% dei data center, seguita da Roma e Torino; l’84% delle grandi aziende e il 67% delle PMI utilizza almeno una soluzione cloud. “La trasformazione digitale passa da un ecosistema fondato su connettività, cloud e intelligenza artificiale. Ora serve accelerare sulla fibra e sul 5G standalone”, ha commentato Silvia Compagnucci, senior consultant di Open Gate Italia.
Al centro del dibattito anche la recente delibera Agcom che estende il regime di autorizzazione generale alle Content Delivery Network. Una misura accolta con cautela dai provider cloud e dalle piattaforme OTT per i possibili impatti economici e regolatori. Uno studio di Plum Consulting ha messo in guardia dal rischio di eccessiva regolamentazione, che potrebbe penalizzare la concorrenza e rallentare la digitalizzazione europea.
Dal confronto è emersa la necessità di un equilibrio normativo che favorisca investimenti e innovazione, con regole flessibili ma coerenti tra i Paesi membri. “Reti e cloud non sono solo infrastrutture tecnologiche, ma la base della sovranità economica europea”, ha concluso Compagnucci. L’incontro ha confermato la centralità dell’Italia nel dibattito sul futuro della governance digitale europea.