Pochi paesi hanno dato al mondo tanti inventori come l’Italia: da Guglielmo Marconi a Leonardo Da Vinci, da Antonio Meucci a Enrico Fermi, e così via. Dunque la fotografia del nostro paese emersa dal rapporto SWG sull’innovazione digitale non deve stupire. Ma in merito a questo tema gli italiani sono divisi tra “voglia di futuro” e paure, di fronte a un Paese che sta cambiando. Le nuove tecnologie, da una parte, sono viste come un’opportunità ma, dall’altra, resta una forte diffidenza: sono in molti a pensare che i processi di automazione sottrarranno lavoro e l’innovazione produrrà nuovi e più ampi divari sociali. Gli italiani che navigano online (circa il 90% della popolazione) hanno una percezione positiva dell’innovazione digitale e dell”intelligenza artificiale. Il 58% crede che la società abbia principalmente tratto beneficio da queste innovazioni e associa all’innovazione emozioni positive: principalmente fiducia (46%), sorpresa (37%) e speranza (36%). Tuttavia, il 18% prova emozioni negative se pensa all’innovazione digitale. Sono questi i dati che emergono dall’indagine ”Conseguenze degli algoritmi: l’atteggiamento degli italiani verso l’innovazione digitale”, creata da SWG per State of the Net. L’indagine è stata condotta tra il 30 maggio e il 4 giugno 2018 su un campione di 1.000 soggetti rappresentativo della popolazione italiana online. Paura, invidia ed indifferenza fanno scendere la percentuale della fiducia di 14 punti, dal 46% al 32%, soprattutto tra gli italiani online che presentano un ridotto background digitale, culturale ed economico. Allo stesso modo, se 3 persone su 4 affermano di essere personalmente pronte ad affrontare la svolta digitale, la percentuale si abbassa drasticamente al 50% in questo segmento del campione, mettendo in evidenza come l’alfabetizzazione digitale giochi un ruolo determinante. Un contributo positivo viene offerto alla scienza medica per l’80% degli italiani, alla mobilità (77%), alle attività economiche e produttive (64%) e alla sicurezza (57%) e all’educazione (56%). La flessione maggiore si registra, infine, nella politica. Secondo un terzo degli italiani, l’innovazione digitale ha danneggiato la politica, per 4 persone su 10 questo l’ha condizionata nel bene o nel male; solo uno su quattro ritiene che l’abbia migliorata. Il tema dell”innovazione digitale nell”ambito del lavoro sta spaccando a metà l’opinione pubblica: mentre il 42% (in particolare persone con elevato reddito ed elevato livello di educazione) ritiene che robot e algoritmi non rubino posti di lavoro, il 47% ritiene invece che questo avverrà. In particolare, rispetto al 2016, la percentuale di coloro che ritiene che i robot rimpiazzeranno i lavoratori in diverse mansioni passa dal 27 al 32%, mentre diminuisce dal 19% al 15% il numero di coloro che ritengono che i salari diminuiranno. Nella top 5 dei lavori ritenuti maggiormente a rischio figurano gli autisti e gli operatori alle macchine (per il 46% degli italiani online), gli artigiani e gli agricoltori (per il 32%), le professioni d’ufficio più di routine (26%), le professioni non qualificate (19%) e quelle tecniche (15%). Tra le attività che gli italiani ritengono possa svolgere soprattutto l’uomo ci sono quelle legate alla cura dei bambini e della persona, al divertimento, alla cucina e il raccontare storie, con percentuali tra il 90 e l”85%. Gli algoritmi possono iniziare a giocare un ruolo di assistenza in attività come la composizione della musica, la gestione delle risorse umane, il giardinaggio: in questo caso la percentuale degli italiani che credono che questi lavori possano essere svolti solo dagli uomini scende tra il 78 e il 72%. La quota scende ulteriormente per attività come il suggerimento di libri, musica e film; il suggerimento di un’anima gemella o la guida. Gli italiani online sono più propensi a una collaborazione ibrida ancora più stringente tra uomini e macchine per quanto concerne invece l’arbitraggio di una partita di calcio, una diagnosi clinica, le indagini per l’arresto di un criminale o le strategie per vincere una guerra. Ritengono poi che sia soprattutto compito degli algoritmi le attività di trading finanziario o trovare la strada più rapida in città.