Dall’ultimo studio Istat, il nostro mercato del lavoro presenta un quadro di crescita dell’occupazione, stabilità della disoccupazione e diminuzione dell’inattività, ma permane il rischio precarietà perché la maggior parte dei contratti sono a tempo determinato. L’Istituto nazionale di statistica ha reso noti i dati relativi al mercato del lavoro del primo trimestre 2018, che confermano un andamento di crescita per l’occupazione giovanile e femminile, nonostante i dati aggregati siano di fatto stabili.
In molti casi a diminuire sono le ore di lavoro, ma cala anche il ricorso alla cassa integrazione. La stabilità congiunturale del numero di occupati è il risultato di un ulteriore incremento dei dipendenti a tempo determinato (+69 mila, 2,4%) a fronte del calo del tempo indeterminato (-23 mila, -0,2%) e degli indipendenti (-37 mila, -0,7%).
La dinamica tendenziale mostra una crescita di 147 mila occupati (+0,6% in un anno), circoscritta ai dipendenti a termine (+385 mila) a fronte del calo di quelli a tempo indeterminato e degli indipendenti. Per il quattordicesimo trimestre consecutivo aumentano gli occupati a tempo pieno mentre il tempo parziale diminuisce per la seconda volta, dopo una crescita ininterrotta dal 2010. Sulla base dei dati di flusso, a distanza di dodici mesi, si stima un aumento delle trasformazioni da tempo parziale a tempo pieno, soprattutto per quanti svolgevano un part-time involontario.
E a tornare sull’argomento è il ministro del Lavoro nonché titolare del Mise, Luigi Di Maio, auspicando “che l’Inps possa completare il censimento sui contratti esistenti con i dati sugli iscritti e sui voti delle organizzazioni sindacali per le Rsu, così come chiesto giorni fa dal presidente dell’Inps, Tito Boeri, nel corso del convegno sulla rappresentanza delle organizzazioni sindacali dei lavoratori e dei datori di lavoro.”
“Il censimento di 369 contratti è un risultato importante raggiunto anche grazie alle organizzazioni sindacali che, sono certo – ha concluso Di Maio – continueranno a collaborare con l’Ente di previdenza per completare un lavoro importante, comunicando all’Istituto nazionale della previdenza sociale i dati sugli iscritti e sui voti delle organizzazioni sindacali per le Rsu”.