Sussiste un nesso diretto e inscindibile fra andamento demografico e dimensione quantitativa e qualitativa delle città, che ingrassano e si dilatano oppure dimagriscono e si restringono a seconda dell’età e dell’entità della popolazione residente. Un’interazione confermata e resa evidente dall’Istat che traccia una dinamica tendenzialmente schizofrenica proiettata sull’intera Penisola. Come evidenzia opportunamente Davide Mancino su Il Sole 24Ore, “nel 2018 le grandi città diventano sempre più grandi, la periferia e i piccoli Comuni continuano a rimpicciolire. Gli ultimi dati Istat sulla popolazione italiana mostrano, a ben vedere, una grande striscia che corre lungo l’Appennino – e poi giù fino alla Calabria e alle isole – di Comuni dove oggi vivono meno persone che nel 2012”.
Un calo demografico controbilanciato dalla crescita dei maggiori centri urbani. Roma, ad esempio, ha acquisito il 10% di persone in più rispetto a sei anni prima. Complessivamente, a livello nazionale si è registrato in valori assoluti un aumento della popolazione residente rispetto al 2012, tuttavia la freccia demografica ha invertito la traiettoria a partire dal 2015. Pertanto, a oggi, risulta un decremento di 300mila unità. Altre grandi città in crescita sono Milano, Torino e Napoli. Genova, invece, perde residenti. In linea di massima, al Nord le città beneficiano di flussi migratori più consistenti, alimentati da maggiore benessere e da più numerose opportunità di lavoro. E’ più alto, però, anche il tasso di mortalità. In altre parole, ovviamente, il rapporto di grandezza fra giovani e anziani condiziona significativamente i processi di crescita o di decrescita in termini di estensione delle aree urbane. Esemplare il caso della Liguria: la più anziana (detiene il maggio numero di over 65) del Paese con più decessi che nascite. Una legge non perfettamente esatta, si dirà, poiché Napoli, Caserta e Bolzano presentano l’indice di vecchiaia più basso, ma perdono ugualmente residenti. L’unica eccezione la fa Bolzano, forse perché risulta essere la città dove si vive meglio in Italia. A livello territoriale, l’Emilia-Romagna è l’unica regione dove il tasso d’invecchiamento ha minor incidenza rispetto al resto della Penisola, segnata invece da un progressivo invecchiamento che investe quasi tutte le aree.