E’ bastata una mezz’ora al Consiglio dei Ministri per approvare un Def che certifica lo stato di difficoltà in cui versa l’economia italiana: crescita prossima allo zero nel 2019 (+0,2%), molto distante dall’1% annunciato a Natale; scarsissimo impatto dei provvedimenti finora varati, +0,1% (decreti Crescita e Sblocca cantieri); debito pubblico previsto quest’anno al 132,6%, mentre nel 2018 si è attestato al 132,2%; deficit che sale al 2,4% rispetto al 2% fissato con la trattativa a Bruxelles. Peggiora anche il deficit strutturale, quello al quale tiene di più la Commissione Ue, passando al -1,6% del 2019 dal -1,5% del 2018. E, nonostante dati così deludenti, il Governo reitera le sue promesse: nessuna manovra correttiva, niente nuove tasse e nessun aumento dell’Iva. Peccato che, per scongiurare l’applicazione delle clausole di salvaguardia, occorrerebbero 23 miliardi l’anno prossimo. Un cifra enorme che non è chiaro come e dove sarà reperita. Un’altra sorpresa contenuta nel documento è la cancellazione delle due aliquote della Flat tax (15 e 20%) presenti nella bozza portata in Cdm. Decisione che ha impegnato la maggioranza in un’accesa discussione nel prevertice tenutosi tra il premier, Giuseppe Conte, i due vicepremier e il ministro dell’Economia. Insomma, dal Def emerge un quadro complesso e denso di rischi per i prossimi anni, con la disoccupazione prevista all’11% nel 2019 e all’11,1% l’anno prossimo, che tuttavia non dissuade il Governo da confermare la linea finora seguita, così come il rispetto degli impegni assunti nei confronti di Bruxelles e l’intenzione di rilanciare la crescita tagliando le tasse, soprattutto a favore del ceto medio.