L’apprezzata digital life, ormai al centro delle nostre vite, coincide con il massimo dell’insicurezza informatica: da virus e attacchi informatici a furti d’identità, passando per truffe e frodi, è ampia la gamma dei rischi che mette a rischio la vita di famiglie, aziende e istituzioni. Ma quanto ne sono consapevoli gli italiani? Quali comportamenti di prevenzione e difesa dalle minacce adottano? E ancora: qual è il contributo della cybersecurity per l’integrità di dati, documenti e degli stessi sistemi digitali per ridurre le cyber-paure che rischiano di amplificare il clima di incertezza sociale del Paese? Sono i temi del I°Rapporto DeepCyber-Censis sul valore della cybersecurity: l’esito è che solo una protezione efficace e condivisa dai rischi informatici potrà restituire la serenità necessaria per vivere bene tutti insieme nella digital life.
Phishing, ransomware, trojan, malware sono termini che richiamano le minacce informatiche con cui gli italiani fanno quotidianamente i conti, a cui si aggiungono gli attacchi informatici in grande stile verso istituzioni o aziende maggiori come gli attacchi contro l’Inps nella fase iniziale dell’emergenza sanitaria o contro i sistemi di prenotazioni vaccinali o quelli che, recentemente, hanno bloccato i sistemi di bigliettazione delle stazioni ferroviarie. Entrati di corsa nella digital life, ad oggi, oltre un terzo degli italiani non fa nulla per la sicurezza dei dispositivi informatici, solo 1 su 4 ha un’idea di cosa sia la cybersecurity. Il 61,6% degli italiani è preoccupato per la sicurezza informatica e adotta precauzioni per difendersi: di questi, l’82% ricorre a software e app di tutela ed il 18% si rivolge ad un esperto. Il 28,1%, pur dichiarandosi preoccupato, non fa nulla, mentre il 10,3% non ha alcuna preoccupazione sulla sicurezza informatica; quindi, riassumendo 4 italiani su 10 sono indifferenti o non si tutelano dagli attacchi informatici. Il 24,3% degli italiani conosce la cybersecurity, il 58,6% a grandi linee, il 17,1% non sa cosa sia, ad averne una conoscenza precisa sono giovani (35,5%), laureati (33,4%), imprenditori (35,4%) e dirigenti (27,7%). Il 39,7% degli occupati dichiara di aver avuto in azienda qualche formazione sulla cybersecurity per il 56,8% nelle posizioni apicali.
Ampia sarebbe la disponibilità dei lavoratori a partecipare ad iniziative formative in azienda o altrove sulla cybersecurity: il 65,9% dei lavoratori vorrebbe parteciparvi, al 64,6% dei cittadini (75,6% tra i giovani, 83,8% tra dirigenti) è capitato di essere bersaglio di e-mail ingannevoli per estorcere dati sensibili e il 44,9% (53,3% tra i giovani, 56,2% tra gli occupati) ha avuto il proprio pc/laptop infettato da un virus. L’insicurezza informatica viaggia anche tramite i pagamenti online: al 14,3% dei cittadini è capitato di avere la carta di credito o il bancomat clonato, al 17,2% di scoprire acquisti online fatti a suo nome. Il 13,8% ha subìto violazioni della privacy, con furti di dati personali da un device oppure la condivisione non autorizzata di foto o video; al 10,7% è capitato di scoprire sui social account fake con il proprio nome, identità o foto, al 20,8% di ricevere richieste di denaro da persone del web, al 17,1% di intrattenere relazioni online con persone propostesi con falsa identità. Diffuso anche il cyberbullismo: il 28,2% degli studenti dichiara di aver ricevuto nel corso della carriera scolastica offese, aggressioni tramite social, WhatsApp o la condivisione non autorizzata di video.
Il 19,5% degli occupati ha sperimentato attacchi informatici con danni agli account o al sito web dell’azienda, il 14,7% attacchi che hanno causato la perdita di dati; anche il lavoro da casa genera rischi per la sicurezza informatica. Al 52,8% capita di svolgere attività lavorative da casa, il 20,1% utilizza device aziendali senza separarli da quelli personali per le proprie attività private. C’è molta confusione sulle modalità di salvataggio del lavoro fatto da o in casa: l’82,1% salva gli output del lavoro su singoli device. L’81,7% degli italiani teme di finire vittima di furti e violazioni dei dati personali sul web, tra le attività che gli italiani percepiscono ad alto rischio per il furto d’identità la navigazione web (57,8%), l’utilizzo di account social (54,6%), gli acquisti di prodotti online (53,7%), le operazioni di home banking come effettuare bonifici, verificare il conto corrente (46,6%), le prenotazioni di viaggi e hotel (41,5%), l’utilizzo di app per incontri (41%), l’uso di WhatsApp (40,2%), il pagamento online di bollettini (38,4%), la partecipazione a webinar (38,3%), l’accesso ai servizi digitali della PA tramite Spid (30,8%). Cyber paure che condizionano il rapporto con il digitale e che rischiano di sovrapporsi alle paure fisiche, materiali, amplificando all’estremo l’incertezza sociale.