Il cyber space si è imposto come una dimensione strategica dei conflitti contemporanei. La guerra elettronica – come combatterla e vincerla – assorbe ormai l’attenzione degli strateghi militari di tutti i Paesi, così come la cyber security – minacciata da attori violenti e spregiudicati di varia matrice – mobilita le energie dei Governi, assillati dall’urgenza di preservarla mettendo in campo strumenti d’intelligence e nuove regole atte a gestire i rischi potenziali e attuali. A tal fine, il Governo italiano ha recentemente varato un nuovo Dpcm ‘Gentiloni’, centrato proprio sulla sicurezza cibernetica, che la Gazzetta Ufficiale ha pubblicato il 13 aprile scorso.
Così è già partito il dibattito, soprattutto fra gli esperti della materia, sul nuovo strumento giuridico. Diversi i pareri autorevoli. “Ci sono elementi positivi, ma anche aspetti sui quali intervenire in una seconda fase con uno strumento differente dal decreto”- commenta, ad esempio, il generale Leonardo Tricarico, già consigliere militare di tre differenti presidenti del Consiglio (D’Alema, Amato e Berlusconi) e capo di Stato maggiore dell’Aeronautica, oggi presidente della Fondazione Icsa. “Finalmente – osserva – si assiste a un incardinamento istituzionale di tutte le attività riguardanti la cyber security. In pratica si sa a chi fare riferimento, quali sono gli organismi che se ne occupano, quali sono i compiti e le procedure. Con questa riforma – aggiunge – si è compiuto un passo fondamentale che mancava e che consentirà di mettere a sistema risorse e attività, recuperando il terreno perduto”. Secondo Tricarico, “la decisione di trasportare il Nucleo Sicurezza Cibernetica (Nsc) e le sue prerogative dalla competenza dell’Ufficio del Consigliere Militare – ruolo che il generale ha più volte ricoperto – a quella del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza non stravolge le cose, perché il consigliere militare continuerà a sedere nel Comitato interministeriale per la sicurezza della Repubblica (Cisr), offrendo contributi e punti di vista”. A questo punto, il presidente dell’Icsa (Fondazione dedicata a Intelligence Culture and Strategic Analysis), suggerisce l’adozione di alcuni provvedimenti aggiuntivi: “E’ prioritario redigere un nuovo piano, nominare un vice direttore generale del Dis che sarà a capo del Nsc, attivare i tavoli, ed entrare così in piena operatività”. Nonostante il giudizio positivo sul recente decreto, Tricarico sottolinea alcune lacune: “Mancano però ancora dei tasselli fondamentali per mettere il nostro Paese in condizione di essere pronto a fronteggiare al meglio tutte le moderne sfide, comprese quelle cibernetiche. L’Italia – rimarca – non si è ancora dotata di una figura politica che rappresenti il presidente del Consiglio non solo sui temi dell’intelligence e della cyber security, ma su tutte le sfaccettature della sicurezza nazionale. Manca, insomma, l’elemento indispensabile per costituire, anche nella nostra nazione, quel Consiglio per la sicurezza nazionale nel quale discutere politicamente e operativamente di tutte le minacce alla sicurezza della Penisola”.