“Nell’adunanza del 15 maggio le Sezioni riunite in sede di controllo hanno positivamente certificato l’ipotesi di Ccnl comparto Funzioni locali per il triennio 2016/2018 e l’ipotesi di Ccnl comparto Sanita’ per il triennio 2016/2018 con le osservazioni contenute nel Rapporto di certificazione allegato alle rispettive delibere in corso di stesura”. Così in una nota della Corte dei Conti.
Da giugno, pertanto, cambieranno le buste paga di circa 1,5 milioni di dipendenti pubblici negli organici di sanità, regioni ed enti locali. A rimpinguare il primo stipendio rinnovato saranno prima di tutto gli arretrati, che tradurranno in cifre l’eredità degli aumenti graduali previsti a valere sul 2016 e 2017 e sui primi mesi di quest’anno. La cifra varia da caso a caso, ma per esempio per un livello medio negli enti locali, si attesteranno a 750 euro.
Salvo diversa previsione del CCNL, gli incrementi dello stipendio tabellare previsti dall’art. 64 (Incrementi degli stipendi tabellari) hanno effetto, dalle singole decorrenze, su tutti gli istituti di carattere economico per la cui quantificazione le vigenti disposizioni prevedono un rinvio allo stipendio tabellare.
Gli aumenti a regime valgono in media 65 euro lordi al mese negli enti territoriali, e oscillano da 52 a 90,3 euro a seconda del gradino occupato dal dipendente nella scala gerarchica. In sanità invece la media viaggia a 66,9 euro, e va dai 50,5 euro del gradino più basso ai 90,8 di quello più alto.