La settimana si apre con nuove trattative e confronti in sede Aran per il rinnovo dei contratti statali per il settore Amministrazioni Centrali: al centro ovviamente il dibattito sarà sull’aumento a 85 euro di media per i dipendenti pubblici delle Funzioni Centrali, circa 250mila come abbiamo già detto, che però non vedranno ugualmente tutti lo stesso numero di aumento all’interno della busta paga.
Saranno infatti in prima battuta privilegiati i dipendenti con i redditi più bassi, con aumento che in quel caso avranno sì i promessi 85 euro di media al mese; più sale il reddito però più è a rischio la cifra promessa, anche se le modalità e i range non sono ancora chiariti, sono infatti il punto di discussione più importante e delicato (assieme al momento in cui dovrà scattare l’aumento) tra sindacati e Aran in questi giorni di trattative prima delle ferie di agosto.
Mancano poche ore, dunque, all’avvio del tavolo tra governo e sindacati per il rinnovo dei contratti statali, bloccati da quasi otto anni, e che riguardano una platea di 250mila impiegati pubblici. Dopo l’incontro preliminare del 27 giugno scorso, le parti sono convocate mercoledì all’Aran, l’agenzia che rappresenta le pubbliche amministrazioni italiane nella contrattazione collettiva nazionale, per confrontarsi sul contratto delle amministrazioni centrali.
Numerosi i nodi da sciogliere, a partire da quello delle risorse, passando per l’aumento salariale medio di 85 euro, (secondo quanto pattuito nell’accordo siglato il 30 novembre scorso tra Cgil, Cisl e Uil e la ministra Marianna Madia), i permessi per la legge 104 e le assenze a ore.
IL BONUS DA 80 EURO – Uno dei punti chiave della trattativa sarà salvare gli 80 euro del cosiddetto ‘bonus Renzi’ che con l’aumento salariale di 85 euro previsto dal contratto rischia di azzerarsi. A tal proposito, la bozza dell’atto di indirizzo prevedeva una sorta di compensazione per la perdita del bonus, ossia il riconoscimento ad una platea di beneficiari individuata sulla base dei trattamenti stipendiali in godimento, di un elemento retributivo distinto dallo stipendio.
RISORSE – Il nodo risorse sarà quello che richiederà maggiori sforzi di concertazione. Perché oltre al fatto che il governo deve stanziare ancora consistenti risorse nella nuova legge di bilancio, bisognerà far quadrare gli aumenti con il bonus da 80 euro, altrimenti si rischia una vanificazione di quest’ultimo. Le risorse aggiuntive, spiegano i sindacati, sono stimate attorno ai due miliardi di euro, oltre quelle già allocate.
PRIORITA’ AI REDDITI BASSI – Secondo quanto ribadito più volte dalla ministra Madia, sarà data priorità ai dipendenti pubblici con redditi più bassi, a chi ha sofferto di più in questi anni di crisi. Si discuterà anche di organizzazione del lavoro in base alle nuove norme. Al tavolo di mercoledì sono convocate le confederazioni e le categorie dei sindacati più rappresentativi.
PERMESSI – Tra le novità principali del nuovo contratto rientrano i permessi orari per sottoporsi a visite mediche, terapie o esami diagnostici, che potranno essere effettuati senza assentarsi dal posto di lavoro per l’intera giornata, usufruendo di ferie o prendendo una giornata di malattia. Un’altra novità riguarda invece la fruizione a ore dei permessi retribuiti per motivi personali o familiari.
LEGGE 104 – I lavoratori statali che intendono fruire dei permessi della legge 104, ossia quei permessi garantiti al dipendente per assistere un familiare disabile, dovranno richiederli con “congruo preavviso”. Si tratta di uno dei punti contenuti nell’atto di indirizzo sui rinnovi contrattuali che il ministero della Pubblica Amministrazione invierà all’Aran, l’agenzia che rappresenta le pubbliche amministrazioni italiane nella contrattazione collettiva nazionale.
SALARIO ACCESSORIO – Sembra essersi risolta, invece, la questione legata al salario accessorio e ai trattamenti correlati alla performance. La norma sul salario accessorio prevedeva infatti che tutti i trattamenti accessori fossero legati alla performance. Su questo aspetto i sindacati hanno ribadito che non tutta la quota può essere destinata alla performance, ma solo quella variabile. Le cosiddette ‘parti fisse e ricorrenti’, invece, sono quindi escluse. In parole povere, non tutto il salario accessorio va destinato alla performance ma solo la parte variabile.