La spesa sociale negli ultimi anni è aumentata in termini assoluti, ma diminuita in termini relativi, attestandosi ai livelli del 2007; tra le regioni esistono differenze a livello pro-capite di 20 volte fra il territorio che spende meno, la Calabria (45 mln.), e quello che spende di più, la Lombardia (1.336 mln).
I livelli di spesa pro-capite più elevati si registrano nei territori delle regioni autonome di Trentino-Alto Adige (€ 416) con una punta massima di € 583 per la provincia autonoma di Bolzano, Friuli-Venezia Giulia (€ 275), Sardegna (€ 253) e Valle d’Aosta (€ 217); al 5° posto si collocano i territori delle regioni a statuto ordinario, a partire dall’Emilia-Romagna (€ 177), Liguria (€ 144) e Lombardia (€ 141); mentre a livello pro-capite il Sud spende meno della metà del Nord-est, con soli 59 euro: Calabria (€ 24), Basilicata (€ 55) e Campania (€ 56) agli ultimi posti.
Sono solo alcuni dei dati che emergono dal Rapporto “I servizi sociali territoriali: Analisi delle variazioni 2015-2019 e confronti fra i singoli comuni” realizzato dall’Osservatorio Nazionale sui Servizi Sociali Territoriali del CNEL in cooperazione con l’Alma Mater Studiorum.
Le aree di intervento che assorbono la maggior parte della spesa sociale sono 3: famiglia e minori, disabili, anziani e nel periodo 2003-2019 tutte le voci di spesa registrano un andamento crescente, fatta eccezione per le spese destinate agli anziani: dal 2010 in poi si è ridotta la spesa (-228 milioni, -15%).
L’attenzione per i disabili è aumentata (+1.060 mln, +104%) e considerando l’inflazione emerge un andamento differente, con un livello di spesa nel 2019 pari a quello del 2007. L’analisi della variazione della spesa nel quadriennio 2015-2019 mette in luce mutamenti dei comportamenti di spesa con picchi negativi di -20% e positivi di +40% causato da revisioni dei modelli di erogazione dei servizi sociali.
La variazione negativa più forte si è registrata nella provincia di Ascoli Piceno (-22%), seguita da Potenza (-20%), Treviso (-20,4%), Rieti (-18%), Caltanissetta (-17%), Trieste (-14%), Aosta (-12%), Palermo (-10%). L’aumento più significativo nella provincia di Isernia (+46%), a cui seguono Crotone (+44%), Napoli (+41%), Avellino (+36%), Agrigento (+35%), Reggio Calabria (+33%) e Gorizia (+30%); le province in contrazione si concentrano al Centro-sud, quelle in espansione al Nord, fa eccezione solo Roma.
Il territorio regionale con la quota più elevata di risorse è la Lombardia con € 1.336 mln.; le regioni con la spesa sociale inferiore sono la Valle d’Aosta con 27 mln., la Basilicata con 31 mln. e la Calabria con 45 mln.
“La spesa pro-capite per i servizi sociali è uno degli indicatori più evidenti dell’aumento del divario tra Nord e Sud del Paese; la diminuzione degli interventi per gli anziani è un campanello d’allarme, evidente la difficoltà del welfare di fronteggiare i bisogni di questo target ”, commenta il Presidente del CNEL, Tiziano Treu.
“Dal Rapporto emerge che la spesa per i servizi sociali è insufficiente, diversificata anche sui territori della stessa Regione e in calo rispetto alle risposte ai bisogni degli anziani. E’ necessario investire maggiori risorse nelle politiche sociali per ‘ricucire’ il Paese dagli strappi della pandemia e renderlo capace di affrontare le sfide future, come la transizione demografica, ma serve accompagnare i finanziamenti con innovazioni e riforme per garantire livelli essenziali delle prestazioni ai cittadini ed una solida rete di servizi alle persone ed alle famiglie”, aggiunge il consigliere Alessandro Geria.
Fonte: CNEL