Il Censis elabora un’analisi del sistema universitario basata sulla valutazione degli atenei (statali e non statali, divisi in categorie omogenee per dimensioni) relativamente a: strutture, servizi erogati, borse di studio e altri interventi in favore degli studenti, livello di internazionalizzazione, comunicazione e servizi digitali, occupabilità. Alla classifica si aggiunge il ranking dei raggruppamenti di classi di laurea triennali, dei corsi a ciclo unico e delle lauree magistrali biennali secondo la progressione di carriera degli studenti e i rapporti internazionali. Complessivamente 69 graduatorie, a partire da 924 variabili che possono aiutare i giovani e le loro famiglie a individuare il percorso di formazione. Ma iniziamo dalle note dolenti con il crollo delle immatricolazioni per effetto della crisi pandemica che si è verificato nell’anno accademico 2021-2022, quando i nuovi iscritti sono calati del 2,8%, 9.400 studenti in meno, il risultato di criticità congiunturali che condizionano l’accesso alla formazione universitaria e per 8 rettori su 10 la crisi economica è la causa del calo delle immatricolazioni.
I maschi (-3,2%) più delle femmine (-2,6%) a decidere di non proseguire gli studi e sono gli atenei del Sud a registrare la variazione più marcata: -5,1%, 4.900 immatricolati in meno, a seguire gli atenei del Centro (-2,9%) e del Nord-Ovest (-2,3%). Quelli del Nord-Est (-0,1%) sono gli unici a registrare una stabilità, i corsi afferenti alle discipline Stem (Science, technology, engineering and mathematics) non hanno avuto una riduzione di nuovi iscritti (-0,9%).
La 1° posizione tra i mega atenei statali (oltre 40.000 iscritti) è occupata dall’Università di Bologna, con 89,8; seguono l’Università di Padova e La Sapienza di Roma con 88 e 86,5 punti. Sale in 4° posizione l’Università di Pisa (85,2), che scalza l’Università di Firenze (84,3). Avanza di due posizioni l’Università Statale di Milano (82,7), che passa dall’8°alla 6° posizione. L’Università di Palermo si conferma 7°, ex aequo con l’Università di Torino (80,8). Chiudono la classifica l’Università di Bari (80,2) e la Federico II di Napoli (72,3).
È l’Università di Pavia a detenere la posizione di vertice tra i Grandi atenei statali (da 20.000 a 40.000 iscritti), con 91 punti. Segue l’Università di Perugia, che dopo un lungo periodo di primato retrocede in 2° posizione (90,8). Scalano la classifica di una posizione l’Università della Calabria e l’Università di Venezia Ca’ Foscari, che passano in 3° e 4° posizione con un punteggio di 90,3 e 88,7. Salgono di 2 posti l’Università di Milano Bicocca (+13 punti nell’indicatore dei servizi per gli studenti) e l’Università di Cagliari (+10 punti nell’indicatore relativo a comunicazione e servizi digitali), rispettivamente in 5° e 6° posizione con i punteggi di 88,5 e 87,8. Segue in 7° posizione l’Università di Parma (86,8), a cui si accoda l’Università di Genova (85,7). Stabile in 10° posizione l’Università di Roma Tor Vergata (85), seguita in 11° posizione dall’Università di Salerno (84,8), che perde rispetto alla scorsa annualità 9 posizioni a causa del decremento dell’indicatore relativo a borse e altri servizi in favore degli studenti gli studenti (-28 punti). Guadagna una posizione l’Università di Chieti e Pescara (80,3), chiudono la classifica l’Università di Roma Tre (78,8), l’Università di Catania (78,3) e quella di Messina (75,8).
Apre la classifica dei Medi atenei statali (da 10.000 a 20.000 iscritti) l’Università di Siena con 96,7 punti si guadagna la 1° posizione, detenuta lo scorso anno dall’Università di Trento, che con 94,8 punti scende in 3° posizione a causa della perdita di 10 punti nell’indicatore relativo all’occupabilità. È preceduta dall’Università di Sassari (96), che guadagna una posizione grazie all’incremento di 15 punti nell’indicatore relativo a borse di studio e altri servizi in favore degli studenti. Stabile in 4° posizione c’è l’Università di Trieste (94,5), che precede l’Università di Udine (94); scende di una posizione l’Università Politecnica delle Marche (91,2), seguita dall’Università di Brescia (88,5). L’Università del Salento (87) scende dalla 6° all’8° posizione, seguita dall’Università di Urbino Carlo Bo (84,8), stabile in 9°. Guadagna una posizione l’Università dell’Insubria (83,3), 10 in graduatoria. L’Università di Foggia è 11 (82,3), 12 l’Università del Piemonte Orientale (82). Chiude il ranking l’Università di Napoli Parthenope (77,3), preceduta dall’Università di Napoli l’Orientale (78,2) e dall’Università di Catanzaro (79).
Nella classifica dei Piccoli atenei statali (fino a 10.000 iscritti) l’Università di Camerino occupa la 1° posizione, con un punteggio pari a 99,5, seguita dall’Università di Macerata (87,2). Al 3° posto, avendo scalato 3 posizioni, quest’anno c’è l’Università Mediterranea di Reggio Calabria (86,5). Retrocedono gli atenei laziali di Cassino (85,) e della Tuscia (83). Sale di 2 posizioni l’Università della Basilicata (80,5), che precede l’Università di Teramo (80,2). Retrocede l’Università del Sannio (79,3). Chiude la classifica l’Università del Molise (75,7).
La classifica dei Politecnici è guidata anche quest’anno dal Politecnico di Milano (97,0), seguito dal Politecnico di Torino (91,5), che occupa la 2° posizione, che lo scorso anno apparteneva allo Iuav di Venezia (90,5). Chiude la classifica il Politenico di Bari (87,7).
Tra i Grandi atenei NON statali (oltre 10.000 iscritti) in 1° posizione anche quest’anno l’Università Bocconi (92,6 punti) e in 2° l’Università Cattolica (76,2).
Tra i Medi (da 5.000 a 10.000 iscritti) è la Luiss a collocarsi in testa (93,2), seguita dallo Iulm (80,2). Tra i Piccoli (fino a 5.000 iscritti) è prima la Libera Università di Bolzano (94,6), seguita dall’Università di Roma Europea (86,8). Le graduatorie possono essere esaminate nel dettaglio nella sezione del sito web del Censis (www.censis.it), dove si possono interrogare in funzione dei personali obiettivi e percorsi di studio.