Il futuro dell’ICT, ovvero di quasi tutto quello che si muove in termini innovativi e creativi nell’economia globale, sta nel cloud? IBM, gigante dell’informatica internazionale, ne è profondamente convinto. In effetti, il cloud computing è ormai ampiamente riconosciuto come un modello di gestione molto efficiente delle risorse IT, rese disponibili come servizi in rete attraverso infrastrutture dinamiche e flessibili. Ma, secondo i dirigenti della corporation di Armonk, il suo potenziale va ben oltre l’innovazione tecnologica: “Può cambiare in modo radicale gli scenari competitivi, abilitare modi più efficienti e innovativi di fare business, creando valore, migliorando e ottimizzando il modo di interagire con clienti e partner a livello globale”. In altre parole, il cloud il rappresenta un cambio di paradigma per l’IT e una formidabile leva per la crescita delle imprese di ogni dimensione. Ecco perché un numero crescente di aziende si affida a IBM per ottenere il massimo dai propri dati in cloud e lo fa utilizzando ambienti pubblici, privati e ibridi.
Non a caso, il 2017 è stato un anno determinante per la crescita aziendale nell’ambito del cloud computing, l’anno della “disruption”, che ha portato IBM a posizionarsi come azienda leader di settore con un revenue cloud pari a 17 miliardi di dollari (+24% anno su anno), pari al 21% dei ricavi totali. Per questa ragione, l’85% delle divisioni IT aziendali è in procinto di adottare architetture multi-cloud. Il punto è proprio questo: per IBM l’hybrid IT rappresenta l’approccio strategico giusto per far fronte a un mercato sempre più orientato al cloud. Infatti, se ci si focalizza solo sul cloud infrastrutturale – spiegano ad Armonk – si finisce con ignorare che il maggior valore deriva dal ‘cloud come piattaforma’ per poter gestire i dati e trarne valore.
Oggi l’80% dei dati mondiali rimane non utilizzabile poiché essi si trovano all’interno dei recinti aziendali. IBM, invece, punta a fornire alle aziende un’architettura cloud unificata, in grado di acquisire informazioni dai propri dati, indipendentemente da dove essi siano collocati, traendo vantaggio dai servizi a valore attualmente disponibili in cloud, quali AI, Blockchain, IoT e Security. Un cloud “AI ready”, progettato per i dati e sicuro “to the core”. È per questo che IBM, con la sua piattaforma cloud, permette alle aziende di implementare e integrare diverse soluzioni di cloud computing e di connettere facilmente i dati alle app locali. In America e in Europa fioccano esperienze di questo tipo, da American Airlines allo US Army, passando per Lloyds Banking Group, Vodafone, ecc. Ragion per cui, nel 2017 IBM ha aggiunto 8 nuovi Cloud data center a Londra, Sydney, San José, Dallas e Washington D.C., espandendo così la propria presenza globale a quasi 60 data center in 19 paesi. Inoltre, la multinazionale ha dotato di nuove funzionalità il proprio Cloud data center in Germania, a Francoforte, per offrire ai clienti il controllo completo dei propri dati.