È sempre più pugno duro di Madrid contro la Catalogna indipendentista per impedire il referendum convocato il primo ottobre dal presidente Carles Puigdemont, dichiarato “illegale” dallo Stato spagnolo.
La procura spagnola ha citato in giudizio 712 sindaci catalani (su 947 comuni totali della regione), tutti quelli che hanno appoggiato e dato il via ai preparativi per organizzare il referendum indipendentista convocato unilateralmente per il 1 ottobre dal presidente della regione iberica.
Per coloro che si rifiuteranno di presentarsi, il procuratore capo dello stato José Manuel Maza ha ordinato che siano arrestati e tradotti in procura “nel più breve tempo possibile” dalla polizia regionale catalana, i Mossos d’Esquadra, “che agirà come polizia giudiziaria”.
La procura ha ricordato che la Corte Costituzionale ha sospeso la convocazione del referendum proibendola, e ha avvertito che tutte le azioni mirate all’organizzazione del voto costituiscono reato.
Una mossa che inasprisce ulteriormente le tensioni e mira a intimidire i primi cittadini, che hanno un ruolo chiave nell’organizzazione della consultazione referendaria, che sarà possibile solo nel caso le autorità locali forniscano il loro appoggio e mettano a disposizione i locali in cui allestire i seggi.
La pressione dello Stato si fa più forte anche sulle polizie locali. La procura ha ordinato al capo dei Mossos d’Esquadra, quella regionale, Josep Lluis Trapero, di impedire il voto e sequestrare le urne. Un ordine girato da Trapero ai suoi 17mila agenti, senza istruzioni specifiche.
Lo stesso ordine è stato dato alle polizie comunali. I Mossos sono in una situazione delicata. Dipendono da Puigdemont ma sono agli ordini anche di Madrid come polizia giudiziaria. Intanto ieri re Felipe ha confermato pubblicamente la sua contrarietà al referendum: “I diritti di tutti gli spagnoli saranno tutelati di fronte a coloro che si situano al di fuori della legalità costituzionale, che prevarrà su qualsiasi attacco contro la convivenza e la democrazia”.
“Non possono arrestare tanti sindaci”, ha detto il deputato Carles Riera “non ci sono abbastanza prigioni”. “Siamo minacciati affinché impediamo ai cittadini di votare”, ha denunciato il sindaco di Tortosa Ferran Bei i Accensi, del Pdecat di Puigdemont: “è gravissimo, senza precedenti in uno Stato democratico, che si dichiari indagati il 75% dei sindaci di un Paese”.