“La Legge Realacci è fondamentale per i piccoli Comuni, ma va riempita di contenuti concreti ripartendo dall’emergenza dello spopolamento graduale delle aree interne che, nell’arco di 45 anni, hanno perso fino all’80% della popolazione. Se non riportiamo persone e sviluppo su questi territori rischiamo di avere un’Italia desertificata alle spalle delle città”. Lo ha sottolineato Massimo Castelli, coordinatore nazionale della Consulta Anci Piccoli Comuni, durante il convegno organizzato da Anci e Legambiente a Roma il 30 maggio. In particolare, Castelli ha ricordato l’impegno profuso dall’Associazione per “coniugare le politiche di sviluppo delle aree metropolitane, con quelle delle Città Medie e per le aree marginali. “Serve una politica complessiva e organica – ha aggiunto – che veda il nostro Paese affrontare insieme le emergenze e le difficoltà, con politiche di coesione adeguatamente flessibili rispetto alle esigenze di territori marginali, diverse da quelle delle aree urbane”.
Castelli ha poi indicato diverse azioni concrete attuabili a partire proprio dalla legge Realacci: “Dal grande tema della fiscalità di vantaggio per colmare i gap territoriali all’idea di creare fondi perequativi per creare risorse da reinvestire, fino alle attività per promuovere il controllo del territorio evitando il fenomeno dell’abbandono delle terre”.
Sulla stessa lunghezza d’onda il vice presidente vicario dell’Anci, Roberto Pella, che ha rilanciato auspicando “una grande azione legislativa che metta al centro i piccoli Comuni e che si concretizzi in un piano nazionale per le aree interne, analogo a quello realizzato per le periferie urbane”. Secondo Pella, bisogna partire dai dati che certificano un controesodo che “nel 2050 porterà due terzi della popolazione nelle grandi aree urbane, e solo un terzo nei piccoli Comuni”.
Concreta la ricetta proposta: “Interventi per le aree marginali che siano in grado di differenziare gli obblighi burocratici dei piccoli centri da quelli dei grandi Comuni, così da avere risorse sufficienti per il rilancio dei territori, in grado di sostenere le piccole attività imprenditoriali delle aree interne, perché solo creando lavoro e sviluppo –ha concluso Pella – potremo contrastare in modo effettivo la grande spinta allo spopolamento”.