Abbiamo ancora negli occhi l’ultima puntata di Gomorra, che ha raggiunto il milione di telespettatori confermandosi come la serie tv più vista di sempre su Sky. Personaggi maledetti che esercitano sul pubblico un’attrazione fatale, per cui si arriva a sperare che al delitto non segua il castigo. Desiderare la vittoria del male non è un segno di benessere sociale, anzi, è il sintomo di una psicopatologia della società.
E se, per capire il fenomeno, passiamo dalla Tv alle parole degli studiosi il retrogusto di sconforto è forse peggiore. “Nella camorra urbana ci sono delle case – fortezze dotate di telecamere e circondate da cancellate, rialzate appena la polizia le abbatte, vigilate da ronde armate e sentinelle. In questi quartieri è possibile far sgombrare le case delle persone non ritenute gradite dai boss. Nei casi poi di forzata latitanza degli esponenti del clan dominante, il boss individua una serie di inquilini insospettabili, fa loro la proposta non rifiutabile di ospitare a casa dei latitanti in cambio di un fitto mensile e del pagamento delle bollette. Il controllo è così totale, come un ‘Grande fratello’ criminale”.
Queste le parole dello studioso Isaia Sales, in riferimento alla camorra durante la prima conferenza del progetto educativo antimafia promosso dal centro studi Pio La Torre a Palermo. Quello della storia e dell’evoluzione delle mafie è stato il tema al centro della conferenza. “Le bande della camorra, diversamente dalla mafia siciliana e dalla ‘Ndrangheta calabrese non hanno una tradizione di delitti ‘eccellenti’, soprattutto a Napoli città, in grado di andare al di là della dimensione locale – ha aggiunto lo studioso – Rispetto alle decine e decine di vittime solo due volte sono stati colpiti dei sindacalisti, una volta un giovane giornalista, cioè Giancarlo Siani, un prete, don Peppino Diana, il fratello del magistrato Imposimato, il vicedirettore del carcere di Poggioreale, Giuseppe Salvia. La camorra di città, diversamente da quella della provincia, ha avuto un rapporto più mercenario con il potere politico – istituzionale, non alla pari, almeno fino ad oggi. Ma – conclude lo studioso- mentre per la mafia lo scontro con lo Stato è un’eccezione e mai la regola (e in questi casi lo scontro assume le caratteristiche di una ‘guerra’ per poi pattuire una pace utile ai proprio affari), per la camorra napoletana la frizione con lo Stato è permanente, è una guerriglia che non mira all’integrazione dei mercati illegali dentro il mercato legale o all’integrazione sociale di coloro che vi operano”.
La prima conferenza del Progetto Educativo Antimafia 2016-17 promosso dal Centro Pio La Torre si è svolta ieri lunedì 24 ottobre, presso il cinema Rouge et Noir di piazza Verdi a Palermo. Il tema della conferenza era: “Storia ed evoluzione del fenomeno mafioso e dell’antimafia dalle origini a oggi”. Ne hanno discusso gli storici Enzo Ciconte, Salvatore Lupo e Isaia Sales. Il moderatore era Vito Lo Monaco, presidente del Centro Studi Pio La Torre. Ha introdotto la conferenza il sottosegretario all’Istruzione, Davide Faraone.
Circa un centinaio le scuole italiane che hanno aderito anche quest’anno al Progetto Educativo. Tra di esse l’Isc di Arquata, una delle città colpite dal tragico terremoto dello scorso agosto e l’istituto Onnicomprensivo Luigi Pirandello di Lampedusa. Durante la conferenza, è stata utilizzata un’applicazione web che ha coinvolto gli studenti attraverso un questionario sui temi appena trattati al fine di permettere una fase di verifica dei contenuti appresi.