Pubblicata oggi la VII Indagine sull’informatizzazione nelle Amministrazioni locali di Bankitalia. La rilevazione, condotta su un campione di circa 550 enti locali, analizza il grado di utilizzo delle tecnologie informatiche, le modalità di erogazione dei servizi al pubblico, il ricorso a strumenti di pagamento elettronici e l’utilizzo delle infrastrutture abilitanti previste dai piani nazionali per l’informatica nelle PA. Rispetto alle precedenti edizioni, sono stati svolti approfondimenti anche sulle iniziative formative erogate in materia di ICT e sul ricorso allo smart working.
L’indagine è la settima realizzata dalla Banca per rilevare il grado di informatizzazione delle Amministrazioni locali. Rispetto all’indagine precedente, parte dell’impianto è stato modificato e adeguato per renderlo coerente con le modifiche normative intervenute.
In generale, i dati rilevati dall’indagine indicano che, nonostante i progressi conseguiti, il percorso verso il modello di crescita del Paese attraverso l’economia digitale disegnato dalla Commissione è ancora in buona parte da realizzare. Rispetto alla precedente rilevazione gli enti continuano a presentare livelli d’informatizzazione più elevati nelle aree di attività legate alla contabilità e, più in generale, all’autoamministrazione, e più bassi nelle attività che sono maggiormente legate ai servizi erogati all’utenza che potrebbero trarre benefici maggiori dall’uso delle ICT.
Come consuetudine, l’Indagine parte dall’analisi di motivazioni e ostacoli percepiti dagli enti nell’adozione di nuove tecnologie. I dati mostrano che sono due i fattori che spingono le amministrazioni locali italiane ad adottare le nuove tecnologie informatiche, e cioè la volontà di migliorare i servizi offerti all’utenza (indicata dall’86% degli enti) e la necessità di adempiere alle disposizioni normative (56% degli enti); fattori di ostacolo sono invece costituiti dalla limitatezza delle risorse finanziarie a disposizione (65% degli enti) e da carenze di professionalità del personale (58% degli enti).
Sono state inoltre rilevate informazioni connesse agli obblighi normativi del Codice dell’Amministrazione Digitale (D.Lgs. 82/2005). Sul tema, gli enti mostrano un adeguamento parziale agli obblighi previsti dalle norme: solo il 30% degli enti consente l’accesso ai propri servizi online tramite SPID; il 40% non ha ancora individuato un Responsabile per la Transizione Digitale; il 55% non ha ancora avviato gli sviluppi per utilizzare l’applicazione per smartphone realizzata dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri per le Pubbliche Amministrazioni (c.d. APP IO); Il 12% degli enti non ha ancora aderito a PagoPA.
Per ciò che concerne l’erogazione dei servizi all’utenza tramite canali online e strumenti di pagamento utilizzati, il quadro rilevato presenta ancora ampi margini di miglioramento. Circa il 53% degli enti ha un sito internet esclusivamente informativo e non abilitato al dialogo con l’utenza, percentuale che sale al 67% nel
Mezzogiorno, mentre solo il 30% degli enti consente il pagamento online tramite il proprio sito (13% nel Mezzogiorno). Circa il 41% delle entrate degli enti avviene tramite bonifico, il 25% tramite F24 e il 17% tramite bollettini di c/c postale; contanti e carte di pagamento sono usati rispettivamente nel 5% e nel 4% delle transazioni, mentre la restante parte è relativa a MAV, assegni e strumenti residuali.
Al tempo stesso, tra gli enti iniziano a diffondersi i più recenti paradigmi tecnologici. Circa la metà degli enti ha adottato tecnologie di cloud computing, mentre un ulteriore 15% ne starebbe valutando l’implementazione. Circa il 13% degli enti sta inoltre utilizzando almeno una soluzione basata su strumenti quali Big Data Analytics, Intelligenza Artificiale, Internet of things e tecnologie blockchain.
L’adozione di SIOPE+ ha consentito alle amministrazioni una migliore integrazione con gli altri sistemi informatici utilizzati (67% degli enti) e una riduzione del ricorso a documenti cartacei (56%); il 41% delle Amministrazioni ritiene che SIOPE+ abbia reso più percorribile un eventuale cambio di tesoriere.
Le iniziative di formazione sono ancora limitate. Circa due terzi degli enti ha previsto formazione in materia di digitalizzazione a meno del 20% del personale. Le iniziative hanno riguardato prevalentemente la gestione documentale, la sicurezza informatica e le piattaforme SPID e PagoPA. Solo una ridotta parte di enti procede su base periodica a rilevare le esigenze di formazione del personale.
Infine, Circa il 95% degli enti ha fatto ricorso a forme di smart working nell’immediata comparsa dell’emergenza Covid-19, negli scorsi mesi marzo e aprile 2020; di questi, il 32% non ha dovuto fare ricorso a investimenti ad hoc.
I risultati dell’indagine indicano con sempre maggiore nitidezza la necessità di dotare le amministrazioni delle professionalità e delle competenze tecniche utili a superare i gap culturali dei dipendenti pubblici, di puntare sull’incremento delle risorse finanziarie ma soprattutto sulla formazione, tema che sta acquisendo un ruolo cruciale nell’ambito dell’attuazione dei progetti del PNRR. Ciò consentirà di dotare le amministrazioni, a tutti i livelli, di persone in grado di far decollare le stesse verso una moderna organizzazione digitale nella fornitura di servizi a cittadini e imprese. Per il perseguimento di tali finalità, sarà cruciale spendere bene le risorse derivanti dal PNRR e raggiungere gli ambiziosi obiettivi indicati anche per le amministrazioni locali; un aspetto rilevante sarà quello di monitorare costantemente le fasi dei progetti e i risultati conseguiti nell’ambito della digitalizzazione degli enti locali. Questa indicazione ci guiderà anche nella fase di impostazione della prossima indagine, considerati i tempi di attuazione del PNRR.
Fonte: Banca d’Italia