Aiutare le famiglie ancora in difficoltà per la crisi introducendo presto il Reddito d’Inclusione. È l’appello del Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, il cardinale Angelo Bagnasco, alla politica, che accusa di riservare invece attenzioni ad altre questioni come il fine vita. La crisi non demorde, la povertà aumenta e il reddito di inclusione diventa una priorità. Questo il messaggio del cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Cei, nella prolusione che apre i lavori del Consiglio permanente della Conferenza Episcopale italiana, sottolineando “le difficili condizioni in cui versa una fascia sempre più ampia di popolazione”.
“Dall’inizio della crisi – ricorda Bagnasco – le persone in povertà assoluta in Italia sono aumentate del 155%: nel 2007 erano 1,8 milioni mentre oggi sono 4,6 milioni. Dietro ai numeri ci sono i volti e le storie di centinaia di migliaia di famiglie”. Per questo motivo, diventa “necessario prestare la massima attenzione alla legge delega di introduzione del reddito di inclusione e alla predisposizione del Piano nazionale contro la povertà”.
Il presidente della Cei lamenta che “la crisi economica continua a pesare in maniera significativa sulla nostra gente, specialmente sui giovani e sul Meridione. A maggior ragione, in riferimento all’ennesimo rinvio sui decreti attuativi, stentiamo a capire come mai tutti i provvedimenti a favore della famiglia, che potrebbero non solo alleviare le sofferenze ma anche aiutare il Paese a ripartire, facciano così tanta fatica a essere realmente presi in carico e portati a effettivo compimento”.
«I giovani hanno bisogno di attenzione e di risposte vere ai loro bisogni» ha detto il cardinale Angelo Bagnasco, ricordando che Papa Francesco ha scelto di dedicare ai giovani il prossimo Sinodo dei vescovi. «Accanto a loro, per loro e con loro, intendiamo testimoniare ragioni di vita, affascinandoli alla fede in Gesù e a cercare risposta alle domande più profonde del cuore, quelle che la cultura dominante vorrebbe distrarre o liquidare con l’offerta di strade menzognere», ha sottolineato Bagnasco nella prolusione al Consiglio Episcopale Permanente. «Educhiamo i giovani alla libertà, quindi a pensare con la propria testa, secondo verità: saranno portati a desiderare non solo una parte ma il tutto della gioia, e il suo “per sempre”, intuito in quei momenti di bellezza che si vorrebbe non passassero mai», ha detto ancora Bagnasco.
«Ci preoccupano non poco le proposte legislative che rendono la vita un bene ultimamente affidato alla completa autodeterminazione dell’individuo»: spiega il cardinale in merito alla discussione sul fine vita. Bagnasco definisce «assai delicate e controverse» le implicazioni «in materia di consenso informato, pianificazione delle cure e dichiarazioni anticipate di trattamento».
«Sostegni vitali come idratazione e nutrizione assistite, ad esempio, verrebbero equiparate a terapie, che possono essere sempre interrotte. Crediamo che la risposta alle domande di senso che avvolgono la sofferenza e la morte – ha detto Bagnasco parlando della discussione parlamentare sul fine vita – non possa essere trovata con soluzioni semplicistiche o procedurali; la tutela costituzionale della salute e della vita deve restare non solo quale riferimento ideale, bensì quale impegno concreto di sostegno e accompagnamento».