L’anno che sta per terminare ha visto l’Italia muovere significativi avanzamenti sulla strada della digitalizzazione, ponendo le premesse di un “sistema operativo” per lo sviluppo digitale, ma il Paese resta nelle posizioni di coda (quintultimo posto) nella classifica sul Digital Economy and Society Index (DESI), che rileva lo stato di attuazione dell’Agenda Digitale nei Paesi europei con un gap soprattutto nelle aree dell’uso di Internet e delle competenze digitali. Questo il tema di fondo evidenziato dalla ricerca dell’Osservatorio Agenda Digitale della School of Management del Politecnico di Milano, presentata al convegno “Italia digitale: la macchina è pronta a correre?”.
ANPR – pagoPA – CIE – SPID – Fatturazione elettronica – Fascicolo Sanitario Elettronico – Open Data
Lo studio sottolinea come in Italia sia aumentata la diffusione dell’Anagrafe Nazionale della Popolazione Residente (ANPR), con 4.300 comuni subentrati nella piattaforma e 35 milioni di italiani coinvolti. Si è avvicinato il target di 150 milioni di transazioni su pagoPA entro il 2020, con oltre 63 milioni di pagamenti effettuati e 15mila PA attive, pur dovendosi notare come soltanto 4.200 di esse abbiano effettivamente ricevuto almeno un pagamento.
Sono state emesse 13 milioni di Carte d’Identità Elettroniche (CIE) al 21% della popolazione italiana. Ben 5 milioni le identità digitali attivate tramite SPIDper l’accesso accedere a 4.200 servizi online di oltre 4.000 PA, benché il livello di effettivo utilizzo è ancora limitato. Oltre 140 milioni sono le fatture elettroniche verso la PA e più di 1,5 miliardi quelle fra privati. Il Fascicolo Sanitario Elettronico è attivo in tutte le regioni, completamente operativo in 18 e copre il 22% degli assistiti e oltre il 63% dei referti prodotti. Sono stati pubblicati più di 27mila Open Data.
Benché questi risultati possano apparire brillanti, e certamente in notevole parte lo sono, anche secondo i Digital Maturity Indexes, il sistema di indicatori sviluppato dall’Osservatorio Agenda Digitale per superare i limiti del DESI, l’Italia si colloca nella parte bassa della classifica: al 20esimo posto per sforzi di realizzazione dell’Agenda Digitale e appena 24esimo per risultati raggiunti: il divario con la media europea è stato eliminato per infrastrutture e digitalizzazione della PA, ma è urgente aumentare l’uso effettivo delle tecnologie da parte di cittadini e imprese, tema su cui per inciso ha più volte ha avuto modo di insistere il Ministro per l’Innovazione tecnologica e la digitalizzazione Paola Pisano.
Il tema delle risorse
Bisogna accelerare i processi di impegno e spesa delle risorse per l’Agenda Digitale: l’Europa ha messo a disposizione complessivamente 11,5 miliardi di euro (1,65 miliardi di l0anno) dal 2014 al 2020, il 77% (1,27 miliardi l’anno) da fondi strutturali di cui a fine 2018 sono stati spesi meno del 16%.
“L’Italia non migliora ancora in modo sostanziale la posizione complessiva nelle classifiche internazionali sul livello di digitalizzazione, ma nel 2019 molto è stato fatto per recuperare il divario con gli altri paesi – ha avuto modo di dire Alessandro Perego, Responsabile scientifico degli Osservatori Digital Innovation -. Per incidere veramente ora serve una visione di lungo periodo in cui la trasformazione digitale guidata dalla PA diventi la base per la crescita economica nei prossimi anni. Per far correre l’Italia digitale, la macchina pubblica deve accelerare lo switch-off dei suoi servizi a cittadini e imprese, collaborare meglio con quest’ultime ripensando i processi di procurement, sperimentare tecnologie emergenti con pragmatismo e definire roadmap di trasformazione digitale chiare, in un continuo confronto con gli altri Paesi e tra i nostri territori”.