Affidamenti diretti nel trasporto pubblico locale: il T.a.r. Lazio rimette alla Corte UE il nodo della motivazione “rafforzata”

Il T.a.r. per il Lazio ha sottoposto alla Corte di giustizia dell’Unione europea un quesito sulla compatibilità tra il regolamento UE n. 1370/2007, che disciplina il trasporto pubblico locale (TPL), e la normativa italiana che richiede alle amministrazioni di fornire una motivazione “qualificata” quando ricorrono all’affidamento diretto a un operatore interno, cioè a una società in house.

Il dubbio riguarda l’art. 17 del d.lgs. n. 201/2022, che consente l’affidamento in house solo se l’amministrazione dimostra dettagliatamente perché non ricorre al mercato e quali benefici la collettività ottiene dalla scelta, considerando investimenti, qualità del servizio, costi per gli utenti, impatto sulla finanza pubblica e obiettivi di socialità, universalità, tutela ambientale e accessibilità, anche alla luce di precedenti gestioni.

Secondo il T.a.r., il quesito fondamentale è se l’art. 5, paragrafo 2, del regolamento 1370/2007, che permette l’affidamento diretto “a meno che non sia vietato dalla legislazione nazionale”, consenta agli Stati di introdurre limitazioni come quelle previste dalla normativa italiana, oppure se tale regolamento imponga una piena libertà di scelta tra affidamento diretto e ricorso al mercato.

La giurisprudenza europea e italiana recente conferma che l’affidamento in house nel TPL costituisce una modalità ordinaria di gestione alternativa alla gara, purché ricorrano i requisiti stabiliti dal regolamento, e che eventuali restrizioni nazionali troppo rigide potrebbero entrare in contrasto con il diritto UE.

La decisione della Corte di giustizia sarà quindi determinante per definire i limiti della discrezionalità delle amministrazioni locali e il corretto bilanciamento tra affidamenti diretti e procedure di mercato nel settore dei servizi pubblici di trasporto.

Fonte: Ufficio massimario del consiglio di Stato