Entro il 2026, almeno 1000 imprese italiane dovranno aver superato i test che certificano l’abbattimento di ogni forma di gender gap sui luoghi di lavoro, per compiere questa scelta sostenuta dai fondi del PNRR, le imprese potranno contare sul supporto di Unioncamere e del sistema camerale in virtù di un Accordo di collaborazione stipulato con il Dipartimento delle Pari Opportunità in materia di certificazione della parità di genere.
A Unioncamere, in accordo con gli sportelli UNICAdesk (il servizio delle Camere di commercio per la normazione tecnica volontaria) e con la rete dei Comitati per l’imprenditorialità femminile delle Camere di commercio, è affidato l’incarico di mettere a punto la progettazione di servizi per l’introduzione del sistema di certificazione della parità di genere; la gestione ed erogazione dei pagamenti per i costi di certificazione; l’attivazione di servizi di accompagnamento e assistenza tecnico-consulenziale; la promozione e sensibilizzazione delle imprese.
Le risorse previste forniranno assistenza a un migliaio di aziende di piccole e medie dimensioni, 450 di queste potranno usufruire anche della copertura dei costi di certificazione.
Le linee guida del sistema di certificazione della parità di genere (Uni/PdR 125:2022) si basano sul:
- rispetto dei principi costituzionali di parità e uguaglianza;
- l’adozione di politiche e misure per favorire l’occupazione femminile, specie quella delle giovani donne, qualificata e l’imprenditoria femminile, anche con incentivi per l’accesso al credito e al mercato ed agevolazioni fiscali;
- l’adozione di misure che favoriscano la pari opportunità nel mondo del lavoro (nell’accesso, reddito, opportunità di carriera e formazione, piena attuazione del congedo di paternità in linea con le pratiche europee);
- promozione di politiche di welfare a sostegno del “lavoro silenzioso” di chi si dedica alla cura della famiglia.
Il 23% degli imprenditori intervistati per il V Rapporto sull’imprenditoria femminile si è dichiarato interessato alla certificazione, con una propensione tra gli imprenditori laureati (31%), rispetto a quelli in possesso di un diploma (22%) o della licenza elementare/media (14%).
Fonte: Unioncamere