Cura delle relazioni interpersonali, affermazione della logica della condivisione e del self-help, valorizzazione delle comunità come ambito di maturazione di vivaci esperienze culturali, questi i principali ingredienti della formula del’”economia civile”, celebrata dall’omonimo Festival che parte oggi, 29 marzo, a Firenze (Palazzo Vecchio) e durerà sino al 31 prossimo. Obiettivo della manifestazione, dare voce alle tante espressioni di una società civile in movimento e condividere le migliaia di buone pratiche (di carattere imprenditoriale, in diversi settori che vanno dalla finanza all’agricoltura sostenibile, dalla cultura all’hi-tech) che stanno già cambiando il volto alle nostre comunità. Ideato da Federcasse, la Federazione italiana delle BCC e Casse Rurali, progettato e organizzato con Next-Nuova Economia per Tutti e SEC-Scuola di Economia Civile, il Festival vedrà la partecipazione di oltre 80 testimoni italiani ed internazionali.
A Firenze si discuterà, dunque, di un diverso possibile approccio ai temi dell’economia e della finanza, analizzando, tra l’altro, l’esperienza (e i numeri) delle 270 Banche di Credito Cooperativo/Casse Rurali/Casse Raiffeisen: banche di comunità gestite in forma cooperativa e con l’obiettivo di generare profitto da reinvestire per lo sviluppo delle comunità locali di cui sono – attraverso i soci – espressione diretta. Presenti in 2.700 Comuni, in 620 di questi rappresentano l’unica presenza bancaria (nel 93% dei casi si tratta di Comuni con popolazione inferiore ai 5 mila abitanti) BCC che dallo scoppio della crisi (che non hanno contribuito ad innescare) si sono dimostrate più resilienti e, confermando la loro vocazione anticiclica, capaci di sostenere realmente l’economia reale (l’attivo delle BCC per il 59% è destinato a prestiti a famiglie imprese, 6 punti percentuali in più delle altre banche). Anche negli anni più duri della crisi (2008-2018), le BCC hanno aumentato le quote di mercato e, negli ultimi cinque anni, immesso nei circuiti economici finanziamenti netti per 8,2 miliardi di euro (rispetto ad una riduzione complessiva fatta registrare dal mercato del credito). Le BCC hanno quote rilevanti proprio nei finanziamenti ai settori espressione del made in Italy. A marzo 2018 queste erano rispettivamente pari: al 23,2% per l’artigianato e la piccola manifattura; al 20,3% per l’agricoltura; al 21% per le attività legate al turismo; al 12% per il settore delle costruzioni e attività immobiliari; al 10% per il commercio e al 14,4% per il non profit.