Un’azione più forte e mirata per la ricollocazione dei disoccupati, ma tolleranza zero nei confronti di chi dovesse rifiutare opportunità di lavoro e formazione. È una politica rigorosa quella, che probabilmente già tra poche settimane, sarà messa in atto dall’Anpal, agenzia per il lavoro prevista dal Jobs Act per gestire inizialmente l’assegno di ricollocazione e poi assumere un ruolo di rilievo nella ridefinizione del collocamento.
A giugno sarà dunque operativa l’Anpal, Agenzia del lavoro prevista dal Jobs act: punto focale del Collocamento 2.0 sarà la gestione della disoccupazione e degli assegni ad essa collegati. “Al momento per l’operatività piena dell’Anpal – afferma il presidente, Maurizio Del Conte – manca il decreto di trasferimento delle risorse e delle dotazioni organiche, ancora alla Corte dei Conti. Mi auguro che per giugno sia operativa” L’Anpal dovrebbe gestire il personale dell’Isfol e di Italia Lavoro (ne avrà le quote). I centri per l’impiego invece sono in capo alle Regioni e fino a che non si vota sul referendum costituzionale e non è possibile nessun cambiamento. Prima di allora l’Anpal non potrà fare azioni sul territorio.
“Possiamo verificare – dice Maurizio Del Conte – i livelli essenziali ovvero che i servizi che vengono resi ai disoccupati rispettino gli standard. Abbiamo il potere di monitoraggio e valutazione. La nostra missione più importante comunque è quella sull’assegno di ricollocazione, una vera e propria presa in carico del disoccupato. Il nostro obiettivo è fare sì che le persone si rivolgano ai centri per l’impiego perchè sono utili. Deve esserci un sistema che accolga il disoccupato e lo accompagni. Una delle prime cose da fare è mettere in funzione un sistema informativo per far incontrare domanda e offerta”. Si punta per il trattamento di disoccupazione “a un sistema di condizionalità rafforzato. Adesso chi eroga il sussidio di disoccupazione (l’Inps, ndr) e chi dovrebbe ricollocare il lavoratore (i centri per l’impiego) fino ad ora non si sono sostanzialmente parlati mentre in Germania ad esempio sono i centri per l’impiego che fanno sia l’una che l’altra cosa (politiche attive e passive del lavoro). Il problema – chiarisce Del Conte – “si potrà risolvere quando saranno a disposizione in tempo reale i dati Inps sui percettori della Naspi (la nuova indennità di disoccupazione). L’Anpal può controllare in tempo reale se la persona che non si presenta al corso di formazione (o non accetta un lavoro) prende la Naspi. Avvertiremo in questo caso l’Inps che dovrebbe togliere almeno una parte del sussidio. Finora questo è successo solo in casi eccezionali (a Trento e Bolzano, ndr)”. Se si percepisce un sussidio – sottolinea – bisogna seguire un percorso di attivazione. La condizionalità c’è da anni ma non c’è stata comunicazione tra chi eroga l’indennità di disoccupazione e chi dovrebbe vigilare sul percorso di attivazione del disoccupato (centri per l’impiego). Adesso dovrebbe rafforzarsi questo il legame tra erogazione dell’indennità e l’attivazione del lavoratore attraverso un patto di servizio”. I sistemi italiano e tedesco non sono confrontabili perchè in Italia lavorano nei centri per l’impiego 7.000 persone a fronte delle 100.000 tedeschi (che però si occupano anche delle politiche passive). “Non abbiamo le risorse per arrivare a 80.000/100.000 persone – conclude Del Conte – ma dovremmo cercare di concentrare l’attività sulle politiche attive. Adesso il 50% dell’attività dei centri è l’erogazione di certificati di disoccupazione che danno accesso ad altre facilitazioni o servizi. Su questo deve essere possibile l’autocertificazione”.