Il Governo afferma di voler ridurre il numero di aziende partecipate da 8000 a 1000. Ne fa un punto programmatico a carattere strategico. Il tema è scottante e sta generando un acceso dibattito. Per alcuni si tratta di un freno alla gestione clientelare del potere locale, per altri è la premessa di una privatizzazione dei servizi pubblici da scongiurarsi. Quasi nessuno, tuttavia, pone una questione altrettanto importante: i ricavi delle partecipate, quando ci sono, come vengono ripartiti, quanto ricevono le casse comunali?
Le aziende partecipate municipali si occupano di vari settori: mobilità urbana, rifiuti, acquedotti, riscossione dei tributi e altre attività economiche. Operando sul mercato, spesso in regime di monopolio, sono in grado di produrre profitti da ripartire tra i soci: soggetti privati o enti pubblici, come i Comuni. Openpolis ha effettuato un indagine per saperne di più, prendendo in considerazione un campione composto dalle 15 città più popolose. Obiettivo della ricerca, verificare quanti soldi pro capite ricavino dalle loro partecipazioni. I dati si riferiscono ai bilanci consuntivi per cassa relativi all’anno 2013. Milano è la città che guadagna di più dalle sue municipalizzate, oltre 78 euro per ogni residente. Segue Trieste, al secondo posto con € 58,17 pro capite. Rispettivamente in terza e quarta posizione due città dell’Italia centrosettentrionale: Bologna (€ 38,77) e Firenze (€ 34,58). A ridosso due capoluoghi veneti: Verona (€ 32,07) e Padova (€ 30,51). Al di sotto della media delle maggiori città italiane tutti gli altri Comuni considerati. Tre città siciliane, Messina, Palermo e Catania non ricevono nessun utile dalla partecipazione in società. Venezia ricava appena € 0,03 per abitante.