610 sono i Sistemi locali identificati sul territorio (SLL), esaminando gli ultimi 2 anni e l’impatto della pandemia sul mercato del lavoro, questo delinea il Report recentemente pubblicato dall’ Istat “Occupati e disoccupati nei sistemi locali del lavoro nel 2021”, definito sulla base delle stime degli aggregati del mercato del lavoro.
“La prima misura del divario territoriale nel mercato del lavoro italiano, spiega l’Istat, è quella riferita al differente tasso di occupazione che caratterizza il Centro-Nord rispetto al Mezzogiorno: nel Centro-Nord è occupato il 48% dei residenti con 15 anni di età; nel Mezzogiorno la quota scende al 34%; marcate le differenze sul tasso di disoccupazione: nel Centro-Nord il 6% della forza lavoro è in cerca di occupazione contro il 16% del Mezzogiorno”.
I Sistemi Locali del Lavoro sono aggregazioni di comuni, definite tenendo conto dei flussi di pendolarismo interno, nel 2021, ordinandoli per valori crescenti del tasso di occupazione e dividendoli in gruppi: il quarto con i valori più elevati è composto da 86 del Nord-est, 50 del Nord-ovest e 15 del Centro; nulla nel Mezzogiorno.
“Lo svantaggio del Mezzogiorno appare evidente considerando il tasso di disoccupazione: il quarto della distribuzione caratterizzato dai valori più elevati, tra il 14% e 34%, è composto da SLL di Campania, Calabria, Puglia, Sicilia e Sardegna, rientrano in questa categoria 37 su 43 della Calabria, oltre i 3/4 di quelli siciliani e più della metà di quelli campani e pugliesi”. Se i SLL vengono ordinati per valori crescenti del tasso di disoccupazione, il quarto con i livelli più bassi include 96 nel Nord-est, 43 nel Nord-ovest, 13 nel Centro e 2 nel Mezzogiorno.
La dinamica tra il 2019 e il 2020 mostra una diminuzione dell’occupazione, nel 2021 l’occupazione risulta in calo nel 38% dei SLL del Centro, nel 24% del Nord-est e nell’11% del Nord-ovest, mentre nel Mezzogiorno il 93% ha registrato una dinamica positiva.
La riattivazione del mercato del lavoro nel 2021 si lega all’ aumento della disoccupazione, tra il 2019 e il 2020, ben 521 hanno registrato una variazione negativa della disoccupazione per effetto delle restrizioni imposte dalla pandemia che hanno limitato la ricerca di lavoro.
Nel 2021 solamente 42 SLL (la maggior parte nel Mezzogiorno) sono ritornati ai livelli di occupazione pre-pandemia: 16 del made in Italy, 11 dell’agro-alimentare, 3 della manifattura pesante, 6 dell’Industria non manifatturiera e 17 senza specializzazione.
La ripresa del 2021 segna anche differenze tra le diverse zone del Centro-Nord: gli andamenti peggiori si registrano nei SLL del Nord-est e del versante tirrenico, andamenti migliori nell’Emilia Romagna e nel versante adriatico e ionico.
“Tra i SLL con un aumento della disoccupazione marcato è quello registrato in alcuni sistemi locali della Lombardia, della Valle d’Aosta e della fascia tirrenica di Toscana, Lazio e Campania. Considerando che la disoccupazione si lega anche alla percezione della situazione e alle aspettative soggettive, l’area lombarda sembra aver reagito in ritardo al rallentamento della pandemia, mostrando segnali di miglioramento a partire dal 2021”.
Fonte: Istat