Pubblicata l’Indagine sul Rapporto fra le Imprese e l’ICT sulla base dei dati raccolti fra maggio e luglio 2022: grazie ai 12 indicatori utilizzati per misurare la transizione digitale delle aziende si evidenzia una lenta trasformazione digitale delle PMI analizzate.
Per quanto attiene lo sviluppo delle tecnologie persistono divari rilevanti fra le piccole e medie imprese rispetto a quelle con oltre 250 addetti: il rilevamento dell’ISTAT contribuisce a popolare la base di dati che determina l’indice europeo correlato alla Digitalizzazione dell’Economia e della Società (DESI).
Dai dati si osservano alcuni miglioramenti nell’utilizzo delle risorse digitali soprattutto per quanto concerne la connettività, l’adozione del lavoro da remoto e le misure più elementari di cybersicurezza; delle imprese analizzate emerge che viene utilizzata una connettività basata su banda larga fissa di 30 Mb/s, mentre la fibra ottica si attesta solo al 13% del campione; permane una carenza di personale specializzato, di piattaforme per la condivisione delle informazioni e per la collaborazione nonché il ricorso a formazione e sistemi di vendita online. Il maggiore ricorso al lavoro da remoto che nel 2022 ha coinvolto 7 imprese su 10 ha influito sull’aumento della quota di imprese con almeno 10 addetti che dispongono di documenti su misure, pratiche o procedure di sicurezza informatica (48%, era il 34,4% nel 2019; 37% la quota in Ue27). La cybersecurity preoccupa il 45% delle imprese più grandi, che per difendersi hanno stipulato un’assicurazione contro gli incidenti informatici; tra le imprese di minore dimensione la quota è del 14% (44% e 22% in Ue27), rimangono stabili rispetto al 2020 l’adozione di robotica e l’impiego di specialisti ICT.
L’edizione 2022 ha rilevato anche che 6 imprese su 10 sono più attente ai consumi e all’impatto ambientale dell’ICT con l’adozione di alcune misure di base come il controllo del consumo di carta (68%) o del consumo di energia delle apparecchiature ICT (52%).
L’Italia, dopo il Portogallo, è in vetta alla classifica europea su 2 fronti, il 74% delle imprese nella scelta della tecnologia valuta l’impatto ambientale; il 59% combina la valutazione dell’impatto dei servizi o delle apparecchiature ICT, prima di selezionarli, con l’adozione di misure che incidono sul consumo di carta o di energia delle tecnologie informatiche. Quando le apparecchiature ICT devono essere smaltite, l’86% delle imprese le destina alla raccolta differenziata dei rifiuti elettronici, il 48% le conserva nell’impresa per utilizzare le parti di ricambio o per evitare che vengano divulgate informazioni sensibili, il 25% le rivende o le restituisce se in leasing, o le dona. La variabilità dei comportamenti dipende più dall’attività economica svolta dalle imprese che dalla loro classe dimensionale e le più attente all’ambiente sono quelle attive nei servizi, più virtuose le imprese attive nei servizi postali e di corriere, nelle telecomunicazioni e nei servizi di alloggio mentre per il riutilizzo circolare dell’ICT più attive quelle del comparto editoriale, della fabbricazione di prodotti farmaceutici e della fornitura di energia.
Fonte: Istat