Nello scandagliare l’indice sulla qualità dell’amministrazione pubblica delle regioni, il Centro studi della Cna della Sardegna valuta le performance dell’azione pubblica su indicatori rilevati dall’Istat in grado di fornire indicazioni precise sul livello di sviluppo e l’efficienza dell’attività amministrativa. L’analisi si sofferma in primo luogo sull’adozione delle tecnologie digitali da parte delle amministrazioni locali “fattore cruciale per migliorare la produttività ed accrescere la gamma e la qualità di servizi offerti, garantendo l’imparzialità nell’accesso agli stessi, limitando la necessità di spostamenti fisici e contenendo i tempi di espletamento”. Ebbene, valutando la percentuale di Comuni con servizi pienamente interattivi, cioè che consentono l’avvio e la conclusione per via telematica dell’intero iter relativo al servizio richiesto, ai primi posti si affermano tutte regioni settentrionali, Veneto (70,8%), Lombardia (62,9%), Emilia-Romagna (62,4%) e Toscana (57,3%), ma il quinto posto in classifica è della Sardegna (54,6%), a testimonianza di un ottimo livello di infrastrutturazione.
La situazione cambia valutando il livello formativo dei dipendenti delle amministrazioni locali, con solo il 2% che ha frequentato corsi di formazione informatica. La Sardegna si posiziona negli ultimi posti, “facendo emergere le maggiori difficoltà per i piccoli enti del Mezzogiorno nel realizzare investimenti in formazione”. L’ampia offerta di servizi digitali è infatti focalizzata su funzioni di base, risultando invece assai carente sulla tipologia più evoluta, quella che prevede una interazione bidirezionale e servizi a pagamento, elenca Cna. Valutando la percentuale di bandi di gara sopra soglia con presentazione elettronica dell’offerta, la Sardegna balza al 17esimo posto. Luci e ombre anche in riferimento al rispetto delle tempistiche dell’intervento pubblico. Valutando infatti il rispetto dei tempi previsti per l’attuazione d’interventi finanziati con risorse nazionali e comunitarie, la Sardegna è tra le regioni italiane più virtuose, guadagnando il sesto posto, subito dopo il Friuli-Venezia Giulia. Passa al nono posto invece valutando la percentuale di opere pubbliche in ritardo con i tempi di attuazione.
La rapidità della giustizia ordinaria rappresenta un altro aspetto decisamente rilevante. Tempi troppo lunghi per definire un contenzioso legale, che può riguardare particolari aspetti inerenti diritti edificatori, servitù fondiarie di varia natura, procedure concorsuali, dispute patrimoniali,, si traduce in un aggravio dei costi per i soggetti economici coinvolti, oltre che rappresentare un fattore di rischio per l’iniziativa imprenditoriale. Da questo punto di vista, con una durata media dei procedimenti legali presso i tribunali ordinari di 490 giorni, la Sardegna è una delle regioni italiane con i tempi della giustizia più lenti.