Il cyber crime si dimostra sempre più aggressivo e nocivo per l’economia globale. Non a caso, nel 2021 il costo complessivo causato a livello planetario da questo fenomeno si è attestato sui 6 trilioni di dollari. Una montagna di denaro che Stati, imprese, enti pubblici, banche e associazioni di vario genere hanno dovuto spendere per riparare i danni subiti e prevenirne altri più gravi. In questo quadro preoccupante l’Unione Europea è sempre più determinata a difendere la propria sicurezza. La protezione dei dati e delle infrastrutture digitali ha assunto infatti un ruolo prioritario nelle agende comunitarie.
Nel quadro del Digital Europe Program per il periodo 2021-2027, l’Ue si è impegnata a investire 1,6 miliardi di euro in capacità di cyber sicurezza a favore di pubbliche amministrazioni, imprese e singoli cittadini. Sicurezza è la parola d’ordine anche all’interno dell’omonimo pilastro della Bussola Strategica, e delle due Direttive, Nis2, che classifica le entità potenziali vittime di attacchi in settori essenziali e importanti, e Cer, dedicata alla resilienza delle entità critiche rispetto alle minacce fisiche. A questi provvedimenti si aggiunge il Cyber Resilience Act, con cui la Commissione di Bruxelles intende garantire maggiore rilievo e uniformità al tema della protezione cibernetica all’interno dell’Unione.