Partita la prima indagine coordinata del Comitato europeo per la protezione dei dati personali (EDPB). 22 autorità nazionali di controllo del SEE (lo Spazio economico europeo), compreso il Garante privacy italiano, verificheranno l’utilizzo di servizi cloud da parte dei soggetti pubblici. L’iniziativa si inserisce nel Quadro di attuazione coordinata (CEF – Coordinated Enforcement Framework) adottato dall’EDPB nel mese di ottobre 2020, al fine di potenziare le attività di enforcement e cooperazione fra le autorità di controllo. La trasformazione digitale innescata dalla pandemia da COVID-19 ha infatti indotto molti soggetti pubblici, anche in Italia, a ricorrere a servizi cloud. Tuttavia, risulta spesso complesso per le pubbliche amministrazioni ottenere prodotti e servizi ICT che siano in linea con le norme UE sulla protezione dei dati. Con questa indagine, le autorità di controllo intendono pertanto verificare il rispetto del GDPR, nonché promuovere le migliori prassi per garantire un’adeguata protezione dei dati personali.
L’indagine riguarderà complessivamente più di 80 soggetti che operano in vari settori (come la sanità, il fisco, l’istruzione), incluse le Istituzioni europee, le centrali di committenza e i fornitori di servizi ICT della pubblica amministrazione centrale e locale. Sulla base di un modello operativo condiviso elaborato dalle autorità di controllo partecipanti, l’indagine sarà declinata a livello nazionale secondo diverse modalità, tra cui: la somministrazione di un questionario; l’avvio di specifiche istruttorie o la prosecuzione di quelle già in corso, anche attraverso accertamenti ispettivi. Le autorità analizzeranno, in particolare, le procedure e le garanzie adottate nelle fasi di acquisizione e di utilizzo dei servizi cloud, le problematiche connesse ai trasferimenti internazionali di dati e all’impiego di misure supplementari, nonché la regolazione dei rapporti fra titolari e responsabili del trattamento. Gli esiti delle indagini saranno esaminati in maniera coordinata con le altre autorità europee per approfondire ulteriormente la tematica e consentire un follow-up mirato a livello UE. Le singole autorità, in ogni caso, decideranno eventuali interventi successivi, anche di carattere correttivo. L’EDPB intende pubblicare un report sugli esiti di questa indagine coordinata entro la fine del 2022.
Fonte: Garante della privacy