Lepida e Fondazione Collegio San Carlo lanciano il progetto culturale denominato “Futuro prossimo. Per un lessico del domani”, un format che prevede un ciclo di 6 incontri dedicati alla lettura dei cambiamenti contemporanei che la società odierna attraversa in funzione del progresso indotto dal digitale che si interseca con il lavoro, la formazione e la cura dei cittadini.
Un ciclo di conferenze aperte al pubblico e gratuite a Modena, Parma, Bologna e Cesena, un programma che, attraverso la comprensione delle origini e dell’evoluzione dei processi in atto a seguito del forte impatto economico, sociale e culturale dell’emergenza COVID19 potrà fornire gli strumenti per interpretare il presente e immaginare scenari più inclusivi e sostenibili per il futuro. Al centro i temi oggetto di confronto e dibattito a livello internazionale in relazione con il digitale: la mobilità, la cultura, la geopolitica di Internet ma anche vecchie e nuove disuguaglianze e divari digitali, il rapporto tra comunità e intelligenza artificiale, la trasformazione urbana e il digitale.
Il format è itinerante e propone nelle città di Modena, Parma, Bologna e Cesena, la possibilità di accedere gratuitamente alle conferenze che intendono fornire gli strumenti per interpretare il presente e immaginare scenari più inclusivi e sostenibili per il futuro.
Il primo appuntamento l’11 febbraio alle 17.30 al Teatro della Fondazione San Carlo con i nuovi modelli di mobilità, cultura e geopolitica della società, gli incontri sono gratuiti e richiedono la registrazione online sulla pagina dedicata, le conferenze saranno trasmesse anche in diretta web su www.fondazionesancarlo.it.
Stefano Maggi, Professore di Storia contemporanea presso l’Università di Siena, in questo primo incontro affronterà il tema delle “Forme di trasporto del futuro prossimo” partendo dal presupposto che nel Novecento, il possesso dell’automobile è stato considerato un elemento cardine dello sviluppo e il traffico un legame con la modernità e siccome l’automobile, principale status symbol, ha bisogno di libertà di movimento e di estensione spaziale il «culto della macchina» ha preso talmente piede che le città hanno rinunciato allo spazio, al silenzio, alla vita civile nelle strade e nelle piazze. L’assoluto dominio dell’auto privata e la sua importanza come simbolo di benessere hanno provocato una vera e propria assuefazione alla sua presenza ormai nessuno più si meraviglia se strade e piazze pubbliche sono diventate posteggi di auto private e la domanda più frequente che i cittadini pongono agli amministratori comunali è: «Dove devo mettere la macchina?».
Il danno di questa mentalità si ripercuote sulla vita di tutti, a partire da quelli che non guidano l’auto. Le auto sono di fatto le nuove padrone della città per loro si studiano rimedi e facilitazioni, in loro favore si effettuano gli interventi più radicali e costosi, si pensi ai piani di nuovi parcheggi nelle grandi città ed sempre a loro che i vigili urbani dedicano gran parte del proprio tempo e delle proprie energie.
L’invasione dell’automobile ha portato errori urbanistici anziché progettare in modo che i residenti potessero fare a meno dell’auto, si è cercato a tutti i costi di darle spazio anche prevedendo sventramenti di palazzi per creare strade di scorrimento, o parcheggi. Nella situazione attuale, sembra che le città e i loro abitanti non possano vivere senza auto eppure, dovrebbero imparare a farlo, per raggiungere un maggior benessere.
Molte città del mondo, in questi primi anni del XXI secolo, hanno avviato una sorta di transizione ecologica, con l’intento di modificare il volto dell’urbanizzazione trainata dall’errata impostazione stradale che aveva messo al centro l’autoveicolo, relegando ai margini ciclisti e pedoni pensando che potessero condividere la strada con i mezzi a motore, come avevano fatto per secoli con carri, carrozze, cavalli. Persino gli autobus sono succubi delle auto, nel senso che nella maggior parte dei casi circolano insieme alle automobili e rimangono imbottigliati nel traffico, senza che la loro utilità pubblica sia valorizzata.
Le normative e le tariffe sono di estrema importanza per diffondere la cultura della mobilità, che può prendere direzioni diverse a seconda di come viene orientata, occorre dotare i residenti di abbonamenti a prezzo molto ridotto, in modo che siano fidelizzati al mezzo pubblico ed è opportuno per le città e per le aree turistiche attivare biglietti giornalieri e plurigiornalieri, in modo che i visitatori possano usare i mezzi, senza spostarsi con auto private e sicccome queste politiche locali dei trasporti sono di difficile comprensione per i cittadini è necessario attuare un’azione a livello di mentalità collettiva, di cultura e percezione dei problemi della mobilità.