In questi giorni lo sport mondiale è nell’occhio del ciclone con gli ennesimi casi di doping. Una situazione gravissima, che viene amplificata dal fatto che a giugno vi sono le Olimpiadi di Rio.
E relativamente ai prossimi giochi olimpici brasiliani, c’è il serio rischio che la grande potenza russa di Atletica non ce la faccia a partecipare, visto lo scandalo in cui è incappata e l’attenzione con cui la Iaaf e la Wada stanno perseguendo la Federazione Russa. Ricordiamo che lo scorso novembre la federazione russa di atletica è stata squalificata per un anno intero dalle competizioni internazionali.
Anzi, si vocifera di un allargamento di altri casi di doping che interesserebbero altre discipline sportive russe; tradotto, gli scandali potrebbero allargarsi creando problematiche sportive, sì, ma soprattutto diventerebbero di natura prettamente economica e politica. E dopo tanti scandali, non è ipotizzabile che la Wada possa rischiare la propria reputazione nel non perseguire chi sgarra come è avvenuto nel recente passato.
A questo si aggiunga il caso, d’inizio settimana, della tennista Maria Sharapova. L’icona sexy del tennis, colei che smuove milioni di dollari, trenta l’anno per la precisione, la ragazza da 15 milioni di follower su twitter, è stata “fregata” dal meldonium, il farmaco che da gennaio è bandito dalla Wada e che la “povera” Sharapova ha preso per un decennio come sostegno nella sua battaglia contro il diabete. La scusa numero due è relativa al fatto che non aveva visto le mail, quelle che tutti gli atleti ricevono sullo stato d’aggiornamento dei farmaci banditi dalla Wada. Un peccato di superficialità. Peccato che l’ex capo della Wada, Dick Pound, sostenga che la bella Maria abbia ricevuto cinque mail, a conferma che purtroppo la possibilità di sbagliare era assai ridotta. Nel frattempo Masha è nel caldo di Miami a giocare a beach tennis con un sorriso smagliante, magari frutto delle caramelle sugarfree che sponsorizza, e incurante di ciò che le sta accadendo, soprattutto per i milioni di euro che perderà dagli sponsor. In fin dei conti è a fine carriera ed ha già guadagnato abbastanza, sostengono i maligni
E’ di queste ore la notizia che il farmaco Meldonian abbia colpito di nuovo un’atleta. Si tratta, guarda un po’, della russa Ekaterina Konstantinova, la pattinatrice dello short track, è risultata positiva ai test antidoping per aver assunto, appunto, il Meldonium.
E’ vero, c’è la presunzione d’innocenza, ma la sommatoria delle informazioni in possesso fanno pensare che vi sia premeditazione sull’assunzione di farmaci da parte degli atleti della Russia di Putin. Tanto che il ministro allo Sport russo, Vitali Mutko, ha messo le mani avanti affermando che “ci saranno altri casi, per la gioia dei nostri ‘amici”. A dimostrazione che il problema esiste veramente e, come detto precedentemente, è un problema politico non da poco.
Evidentemente si è arrivati ad un punto di non ritorno, e non è più possibile chiudere gli occhi al cospetto dei danni che vengono procurati dall’assunzione di sostanze nocive; in primis, agli atleti stessi. Tanti, troppi interessi, rendono la battaglia contro il doping di una difficoltà estrema. Che, in prima battuta, deve essere culturale. In Italia il Presidente del Coni Malagò ha posto le politiche contro il doping al centro della propria mission come capo dello sport italiano.