“Il Procurement Ict è un elemento strategico di politica industriale. La programmazione della domanda di tecnologia da parte della Pubblica amministrazione determina ricadute positive nel settore delle imprese tecnologiche del Paese e dell’Europa, sprona le aziende a sviluppare competenze oggi necessarie per la trasformazione digitale della Pa e anche per la transizione ecologica. Questo strumento ha necessità di correre veloce”, ha sottolineato il ministro per la Pubblica amministrazione, Renato Brunetta, intervenendo all’evento promosso da Anitec-Assinform “Il procurement pubblico del digitale per la trasformazione del Paese”.
“Sono necessità reali quelle che evidenziate: una maggiore flessibilità nella programmazione di acquisti tecnologici; una condivisione dei dati tra le stazioni appaltanti al fine di velocizzare il processo dall’affidamento alla definizione del contratto; l’aumento di competenza nel project management”, ha detto il ministro. Invitando a un’autocritica: “Molti errori sono stati commessi in passato dalla Pubblica amministrazione. L’approccio è apparso senza strategia, senza schemi, senza programmazione. Come una partita di giovani calciatori che rincorrono tutti la palla con l’unico obiettivo di mandarla in porta. Il nostro unico goal è stato per anni quello di riuscire a spendere il budget. Questo sistema, necessariamente debole, è stato messo a dura prova dalla pandemia. Anche voi fornitori, anche le imprese, vi siete rivolti alla Pa più come a un cliente da sfruttare che a un partner paritario. Adesso con il governo Draghi, con il Next Generation Eu, con il Pnrr, abbiamo l’occasione di cambiare tutto”.
Formazione cruciale per togliere il freno all’uso della tecnologia
“Siamo consapevoli della fatica che ancora oggi si fa nell’utilizzo da parte di amministrazioni di documenti digitali e fascicoli informatici come modalità ordinaria di gestione del procedimento amministrativo, esiste ancora un freno all’uso della tecnologia”, ha aggiunto Brunetta. Per superarlo “è fondamentale la formazione, che insieme con Formez e Sna sto rilanciando con forza e dedizione. Abbiamo a disposizione quasi un miliardo in cinque anni per formare i 3,2 milioni di dipendenti pubblici. Partiremo proprio dalla formazione digitale”.
In questa fase puntare anche sugli appalti innovativi
Strategico il tema dell’innovazione, anche nei contratti pubblici. “Oltre all’approvvigionamento tradizionale ha evidenziato il ministro – ci sono metodi di acquisto che incoraggiano le amministrazioni a richiedere direttamente l’innovazione, sotto forma di beni e servizi innovativi o di ricerca e sviluppo, gli appalti pubblici innovativi. In una fase economica caratterizzata da scarsità di risorse disponibili, la domanda di innovazione può contribuire a migliorare la fornitura di servizi pubblici utilizzando meno risorse, guidando il processo di cambiamento tecnologico anche verso obiettivi socialmente condivisi. Gli appalti pubblici innovativi possono essere un catalizzatore per l’innovazione delle città”.
Serve un’alleanza tra Pa e imprese
“Serve un’alleanza tra la Pa e la sua domanda, il suo procurement – ha concluso il ministro – e il mondo delle imprese. Basta correre infantilisticamente tutti dietro la palla. Perché una partita sia bella bisogna che le due squadre giochino bene. Io voglio vedere una partita bella. Servono efficienti e intelligenti schemi di gioco. Ne trarremo tutti vantaggio”.
Fonte: Ministero per la Pa