La tradizionale dicotomia tra provvedimenti di separazione/divorzio consensuali e giudiziali che si definiscono presso i 140 Tribunali italiani viene superata, a fine 2014, con l’introduzione dei percorsi consensuali extragiudiziali. Considerando quindi il complesso dei provvedimenti consensuali, più di una separazione consensuale su quattro e quasi un divorzio consensuale su due avviene al di fuori del tribunale. Per chi sceglie gli accordi extragiudiziali per separarsi o divorziare le quote delle negoziazioni assistite da avvocati (art. 6) sono, rispettivamente, 37,7% e 24,9%, entrambe in crescita rispetto al 2015 (32,2% e 19,2%). Tuttavia, la componente che in questi anni sta consolidando sempre più la propria importanza è quella degli accordi extragiudiziali direttamente presso gli Uffici di Stato Civile (art. 12).
Nel 2019, 14.693 separazioni e 20.222 divorzi sono stati effettuati direttamente presso il comune (con tempi e costi molto più contenuti rispetto alle altre fattispecie): si tratta del 15,1% di tutte le separazioni e del 23,7% di tutti i divorzi. L’obiettivo dell’introduzione di questa tipologia di accordi – con la cd. “degiurisdizionalizzazione” – è stato proprio quello di semplificare e velocizzare i percorsi per concludere la propria unione e di alleggerire al contempo il carico di lavoro dei Tribunali. A distanza di alcuni anni dall’avvio di queste procedure, l’alleggerimento del carico di lavoro sui Tribunali è testimoniato dal ridimensionamento del peso dei provvedimenti consensuali sul totale delle procedure definite presso i Tribunali (circa 20 punti percentuali in meno tra 2014 e 2019 nei divorzi). Anche l’obiettivo di ridurre la durata dei procedimenti è stato raggiunto, almeno per quanto riguarda quelli extragiudiziali. La durata media del procedimento per questi ultimi è, infatti, mediamente molto più breve: circa 40 giorni contro i circa 160 giorni nel caso di divorzi consensuali presso i Tribunali. Rimangono invece ancora molto lunghi i procedimenti in caso di divorzio contenzioso giudiziale (circa un anno e mezzo).
Nel Nord più diffusi i divorzi extragiudiziali
Il ricorso agli accordi extragiudiziali di divorzio è diffuso in tutto il Paese ma la propensione a ricorrere a queste procedure è maggiore tra i residenti nel Nord d’Italia. Anche la preferenza verso la procedura ex art.12 (direttamente presso lo Stato Civile) o verso quella ex art.6 (negoziazioni assistite da avvocati) varia sul territorio nazionale (Figura 10). Le regioni in cui il ricorso alle procedure ex art. 12 è più diffuso, con il vincolo di tutte le condizioni già ricordate, sono la Valle d’Aosta (36,5%), la provincia autonoma di Bolzano (34,9%), l’Emilia-Romagna (32,6%) e il Piemonte (31,6%). La quota di accordi ex art. 6 raggiunge il suo valore massimo nel Lazio (14,0%) e nelle regioni del Mezzogiorno, in particolare in Basilicata (12,9%), Campania (11,2%) e Sicilia (10,8%). Per quanto riguarda il versante dei divorzi consensuali conclusi in tribunale, le regioni in cui sono più diffusi sono la Basilicata (53,1% sul totale dei divorzi), la provincia autonoma di Bolzano (50,6%) e le Marche (45,7%). Il ricorso ai divorzi giudiziari, infine, è maggiore nei Tribunali della Sardegna (44,4%), della Puglia (42,6%), della Calabria (40,5%) e dell’Abruzzo (39,4%). Considerando i divorzi per 100mila coniugati, le regioni che si trovano in cima alla graduatoria sono Valle d’Aosta (432,9), Liguria (400,3), Piemonte (365,8) e Toscana (345,8).