“Nei primi mesi della pandemia avevamo un solo modo per salvare il Paese: fare ciascuno un passo indietro, per fare un passo avanti tutti insieme. Questo spirito deve tornare a guidare le nostre azioni in questo tempo così drammatico che rischia di trasformare la seconda ondata del virus in uno tsunami, con l’inevitabile rischio, per i Comuni, di dover raccogliere le macerie sociali e morali. I sindaci quelle macerie le conoscono bene, per questo da tempo denunciamo lo spettro della frattura sociale nelle nostre comunità. Ma l’Italia tornerà e sarà più bella e più forte di prima”. Lo ha affermato il presidente dell’Anci e sindaco di Bari, Antonio Decaro, in un passaggio della relazione di apertura della XXXVII Assemblea nazionale in diretta streaming dall’Auditorium della Conciliazione.
“E’ la prima volta nella storia centenaria dell’Anci che non abbiamo il piacere di condividere uno spazio fisico”, ha esordito il presidente. “La nostra casa non è questa finestra virtuale a cui ci siamo abituati in questi mesi: ciò che ci rende una comunità sono anche la forza e l’energia sprigionate dalle strette di mano e dagli abbracci che, ogni anno, segnano l’unione e il coraggio dell’azione dei Comuni”.
Rivolgendo il suo saluto al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, in collegamento e come sempre presente alla giornata inaugurale, Decaro lo ha ringraziato sia “per aver ricordato al mondo intero la serietà del popolo italiano” sia per aver indicato a tutti che l’unico nemico è il virus. “I cittadini possono sconfiggerlo stando distanti, ma per noi istituzioni l’unica possibilità di sconfiggerlo è stare uniti, lo dobbiamo a noi stessi, ai nostri figli, al nostro Paese”, ha aggiunto. Un senso del dovere istituzionale che ha accompagnato tutti i primi cittadini in questi mesi: “Quello che abbiamo fatto e che cerchiamo di fare ancora, è, semplicemente e umilmente, ciò che i cittadini ci chiedono: fare il sindaco”.
Il presidente è tornato ai primi mesi della pandemia quando i sindaci “hanno rimesso nelle mani del Governo il potere di autorità sanitaria locale, sospendendo ogni ordinanza in tema di contrasto al virus. Avremmo potuto non farlo o piuttosto rivendicare con più forza quel potere. Ma ci hanno insegnato che la guida di una comunità non è una gara a chi viene inquadrato di più dalle TV, non è una rincorsa al tweet più efficace o ai like sui social”.
Sempre in trincea, i sindaci hanno anche percepito per primi lo spettro delle tensioni sociali: “Lo sa bene Giorgio Gori che a Bergamo ha prima assistito al corteo triste dei camion militari che allontanavano dalle chiese della città le bare dei suoi concittadini, e solo qualche mese dopo a quello più feroce, in cui il dolore aveva lasciato il posto alla rabbia: la protesta sotto casa di un sindaco, non nella piazza del municipio o sotto il palazzo del Governo o della Regione”, ha evidenziato.
Il clima nel Paese è cambiato e le fragilità di chi fa fatica a sbarcare il lunario si sono aggravate. “Per questo abbiamo chiesto al Governo nuove misure di sostegno. Siamo pronti a fare la nostra parte ma – ha avvertito Decaro – abbiamo bisogno di un contributo straordinario per arrivare nelle case delle persone che non ce la fanno. Così come non ce la fanno tantissimi imprenditori e artigiani che non riescono a pagare le imposte”.
A preoccupare sono le prime indiscrezioni sulla legge di bilancio. “Le risorse per i Comuni sarebbero quantificate in 500 milioni per il ristoro per la ridotta capacità fiscale, 200 milioni per il mancato taglio, 215 milioni per la spesa sociale e 100 milioni per il potenziamento degli asili nido. In queste condizioni, sono risorse assolutamente insufficienti”, ha precisato Decaro.
Ora la vera sfida sarà la ricostruzione del Paese, per cui i sindaci hanno lanciato la loro “proposta Città – Italia: 10 punti programmatici per trasformare le risorse europee in servizi utili a migliorare la vita dei cittadini: dai Comuni più piccoli, alle grandi metropoli. Decaro ha parlato del bivio di fronte a cui si trova l’Italia: “Se sbaglieremo a cogliere l’enorme opportunità dei fondi del Recovery Plan non ce lo perdoneremo. Se invece sapremo sfruttare questa occasione per fare realmente gli interessi dei cittadini, per rilanciare l’economia, per migliorare la sanità, forse potremo invertire per sempre il destino del nostro Paese”. Partendo dall’unità. “Uniti in un rinnovato spirito di comunità – ha concluso il presidente dell’Anci – e chiedendo scusa, diventando noi per primi esempio per i cittadini che hanno paura e non hanno fiducia nel futuro. Torneremo ad abbracciarci, a mostrare i nostri sorrisi migliori. L’Italia tornerà e sarà più bella e più forte di prima”.
Fonte: ANCI