Dalla gestione degli orari di lavoro al diritto alla disconnessione, dalla salute e sicurezza ai mezzi tecnologici e non: lo smart working, modalità sempre più diffusa ai tempi del Covid, si prepara ad affrontare una nuova fase. I sindacati spingono perché sia regolato attraverso la contrattazione collettiva, e non con una eventuale legge ad hoc, assicurando così diritti e tutele a chi, tenendo fermo il principio di adesione “volontaria”, vi faccia ricorso. E a tal fine sostengono la necessità di definire un’intesa tra Governo e parti sociali, con un accordo quadro, in vista della fine dello stato di emergenza, prevista il 15 ottobre, (a meno di ulteriori proroghe), data dopo la quale la procedura semplificata, e senza la necessità di un accordo individuale, sarà chiusa.
Il tema è stato al centro del primo incontro, “interlocutorio ma importante”, come definito dai sindacati, con il Ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, Nunzia Catalfo. Un incontro già previsto in videoconferenza. Il lavoro agile è disciplinato dalla legge n. 81/2017, ma per tutta la durata dello stato di emergenza, come previsto già dal Dpcm del primo marzo, c’è la possibilità di lavorare in smart working senza la necessità di accordi individuali tra datore di lavoro e dipendente, facendo quindi ricorso alla procedura semplificata di comunicazione.
Fonte: Ansa