Non si arresta l’azione tenace del Ministro Paola Pisano tesa a promuovere la trasformazione digitale del Paese. L’ultima iniziativa che la vede protagonista è un’interessante proposta avanzata in una lettera al direttore del quotidiano La Repubblica: inserire nei cicli scolastici e nei corsi universitari una nuova materia dedicata alle competenze digitali. L’idea nasce da un ragionamento stringente e si fonda su dati incontrovertibili. “Le capacità dell’Italia nell’affrontare la competizione internazionale vanno potenziate – scrive il Ministro – … La competizione si accentua. Impone di percorrere strade nuove. L’indice Desi 2020, che stima la digitalizzazione di economie e società negli Stati dell’Unione Europea, evidenzia che a possedere competenze digitali superiori a quelle di base è soltanto il 22% degli italiani tra i 16 e i 74 anni di età. Tra i laureati è un esile 1% il totale di coloro che hanno conseguito una laurea in discipline delle Tecnologie dell’informazione e della comunicazione (Tic). Secondo l’Osservatorio competenze digitali, l’anno scorso ci sarebbero serviti 15 mila laureati nelle Tic in più”.
In altre parole, la Pisano focalizza correttamente il tema delle competenze, scarse e insufficienti nel nostro Paese, come fattore chiave per rilanciare un’economia competitiva a livello globale, al quale si aggiunge poi la questione cruciale delle risorse. E qui entrano in campo i 200 mld del Recovery Fund, che vanno utilizzati proficuamente e non sprecati, come è accaduto in altre stagioni. Altrimenti – segnala con preoccupazione il Ministro – sconteremo un ulteriore appesantimento del nostro già gravoso debito pubblico. Che fare allora? Chiara e puntuale la risposta della Pisano: “Investire sulle giovani generazioni, liberare i canali ostruiti attraverso i quali i loro talenti faticano a essere messi a frutto nel nostro Paese quanto meriterebbero”. Di qui, appunto, la proposta della nuova materia scolastica che dovrebbe consentire “ai nostri ragazzi di disporre, in maniera sistematica, di competenze digitali utili sia per il lavoro sia nella vita quotidiana. Per bambini e adolescenti lo studio dovrebbe riguardare, oltre alle opportunità, le insidie della Rete e il rispetto della dignità altrui sul web”. Molteplici, quindi, le ricadute positive di una simile iniziativa.
“Lo considero un progetto di valore sociale, non solo economico – spiega il Ministro – Comporterebbe l’assunzione di nuovi docenti. Offrirebbe occasioni di aggiornamento professionale al nostro prezioso corpo insegnante. Gli studenti potrebbero acquisire varie competenze: dalla storia dell’innovazione all’applicazione del diritto nei canali digitali, dalla sicurezza cibernetica al riconoscimento delle fonti accreditate per un’informazione accurata online, dall’utilizzo dei big data e del machine learning (l’apprendimento da parte delle macchine) alle nuove tecnologie adatte allo sviluppo sostenibile”. Conoscenze sempre più indispensabili in un mondo che vedrà mutare rapidamente il modo di produrre, distribuire e scambiare la ricchezza. Soltanto battendo questa strada sarà possibile ridurre le disuguaglianze sociali ed economiche, garantendo lavoro e reddito a strati ampi della popolazione e riducendo così le crescenti sacche di emarginazione e povertà. In caso contrario, l’innovazione continua si tradurrà inevitabilmente in misure incisive di labor saving – come prevedeva con lungimiranza, già nella metà degli anni ’90 del secolo scorso, Jeremy Rifkin – con la conseguenza di cancellare milioni di posti di lavoro, sia nelle aree avanzate del pianeta che in quelle periferiche.
Perfettamente consapevoli di questa prospettiva imminente e preoccupante le parole con cui Paola Pisano conclude la propria missiva, dimostrando di perseguire una visione operativa a breve e medio termine: “La scuola aggiungerebbe alle sue qualità l’essere un ecosistema in grado di far germogliare innovazione. Ne ricaverebbero vantaggi l’intera società e la competitività delle aziende italiane. Innalzare le competenze tecnologiche dei cittadini è fondamentale per il benessere dell’Italia negli anni a venire. Rafforziamole. Da adesso”.