Oltre seicento sindaci sono arrivati da tutta Italia a Milano per dire no all’odio, al razzismo, all’intolleranza ma soprattutto per testimoniare la loro solidarietà a Liliana Segre, la senatrice a vita, sopravvissuta ai campi di sterminio nazista, che è sotto scorta dopo aver ricevuto ripetute minacce antisemite. Insieme, sindaci del nord e del sud, di Comuni grandi e piccoli, di centrodestra e centrosinistra, in fascia tricolore hanno marciato nella manifestazione ‘L’odio non ha futuro’, promossa da Anci, Ali e Upi, nel centro di Milano, da piazza Mercanti a piazza della Scala.
Fra i primi cittadini che sono arrivati ci sono il sindaco di Bergamo, Giorgio Gori e quello di Palermo, Leoluca Orlando; per Bologna Virginio Merola, per Firenze, Dario Nardella, oltre al presidente dell’Anci e sindaco di Bari, Antonio Decaro, e alla sindaca di Torino Chiara Appendino.
Per volontà dei sindaci l’unica a prendere la parola al termine della marcia, dal palco montato in piazza della Scala, è stata proprio la senatrice Liliana Segre. “Siamo qui per parlare di amore e non di odio – ha detto – lasciamo l’odio agli anonimi della tastiera”. Parlando della sua instancabile opera di testimonianza nelle scuole, la senatrice ha detto che i giovani sono le “future candele della memoria” e a loro guarda “con speranza”. Ma i sindaci che si sono riuniti oggi in piazza per lei “per gridare basta odio” oggi li ha visti un po’ come suoi “figli in fascia tricolore”. E proprio a loro ha lasciato questo messaggio: “Avete una missione difficile, il vostro impegno è decisivo per la trasmissione della memoria. Cancelliamo le parole odio e indifferenza e abbracciamoci in una catena umana di amore”. Da oggi anche Liliana Segre ha una fascia tricolore, quella che le è stata donata dall’Anci e dal suo presidente Antonio De Caro a nome di tutti i Comuni italiani al termine della manifestazione. Poi l’Inno d’Italia cantato da tutta la piazza e in primis dalla senatrice sul palco ha concluso la marcia.
“Nell’Italia degli 8 mila Comuni c’è un giacimento straordinario di storia che può essere tramandata alla comunità. Una storia che resta relegata a musei, istituti, vie, pietre di inciampo. Sta alla sensibilità delle amministrazioni comunali fare in modo che questo giacimento non venga abbandonato” ha esortato la senatrice a vita. “Fare sì che quelle fredde lastre di pietra dei trasformino in occasioni antiretoriche per rinnovare un patto tra generazioni” ha concluso.
Il corteo dei 600 sindaci ha attraversato la Galleria Vittorio Emanuele II cantando le note di Bella Ciao. Al passaggio del corteo le persone schierate ai lati della Galleria applaudono la Segre, affiancata dai sindaci di Milano e Pesaro, Giuseppe Sala e Matteo Ricci, urlando il suo nome in segno di sostegno.
Per Giuseppe Sala, sindaco di Milano, in Italia c’è un rischio razzismo, ma c’è anche chi non è disposto a lasciar correre. Lo evidenzia a margine della manifestazione organizzata in solidarietà alla senatrice a vita Liliana Segre,nel capoluogo lombardo. “Siamo qua anche per questo – dice- certo che c’è (un rischio razzismo, ndr), io voglio continuare a credere nella bontà degli italiani. Non è un momento facile lo sappiamo tutti però io prendo il positivo ossia che 600 sindaci hanno deciso di essere qui ed è anche un messaggio per dire che non ci tiriamo indietro, e il fatto di essere qui in fascia è una grande soddisfazione. “Non andremo mai tutti d’accordo ma c’è un limite che è stato travalicato”.
“Tutti i sindaci indipendentemente dal colore politico sono arrivati da tutta Italia per dimostrare l’affetto nei confronti di Liliana Segre – afferma Decaro – con la fascia tricolore che tiene insieme le nostre comunità ma anche il Paese. Vogliamo dire con forza a tutti che non accettiamo nessun tipo di fanatismo, l’unico fanatismo che i sindaci accettano in questo Paese è quello per la libertà la democrazia e il rispetto degli altri”. Una battaglia che secondo Merola va condotta con l’istruzione. “Noi siamo perché si rispettino le persone e che si possa dialogare senza offendersi”, è il commento del sindaco di Bologna. “Siamo perché la memoria sia insegnata nelle scuole perché non sia abbandonata la storia e tantomeno la geografia, perché si insista con la forza della cultura”.