Chi l’avrebbe mai detto che il cemento, materia primaria delle costruzioni moderne, grigio e antiestetico, possa contribuire alla tutela dell’ambiente. Eppure, questa oggi è una realtà alla base della bioedilizia, architettura di nuova generazione che si sta diffondendo all’estero, ma anche nel Belpaese. Non a caso, si tratta di un’idea tutta italiana, giunta in finale nella categoria industria all’European Inventor Award, gli “Oscar” per l’innovazione, che saranno assegnati il 17 giugno a Berlino. Lo sviluppo del nuovo materiale nasce dalla volontà di rispondere all’esigenza dei progettisti di poter impiegare un prodotto capace di resistere nel tempo all’azione degli agenti inquinanti. Non si tratta di una semplice questione estetica, ma anche economica: le facciate degli edifici annerite dallo smog impongono interventi di pulitura e verniciatura periodici che si traducono in ulteriori voci di spesa. I ricercatori italiani hanno introdotto nella composizione del cemento, il biossido di titanio, che ha la capacità di attivare le molecole di ossigeno presenti nell’aria. S’innesca così un processo di fotocatalisi, capace di accelerare il processo di ossidazione che avviene naturalmente, grazie al quale l’ossigeno decompone i contaminanti e li trasforma in nitrati e carbonati, ovvero in sostanze che vengono facilmente lavate dall’acqua piovana. Il processo che garantisce la pulizia del materiale, è lo stesso che pulisce l’aria. La medesima composizione chimica può essere impiegata per la realizzazione di vernici per esterni e interni, pavimentazioni, tegole, pannelli prefabbricati, barriere di sicurezza e antirumore. Le sperimentazioni in laboratorio, affiancate dai risultati sul campo, hanno evidenziato che la facciata di un edificio a 5 piani realizzata con la vernice mangiasmog, costa il 15% in più, ma riduce del 20% l’inquinamento dell’aria. Cosa accadrebbe, allora, se gli edifici di una grande città fossero tutti realizzati impiegando questo prodotto? L’inquinamento dell’aria si ridurrebbe del 50%. Il materiale è stato impiegato per la prima volta dall’architetto statunitense Richard Meier proprio in Italia, per la realizzazione della chiesa Dives in Misericordia a Roma. Da allora sono stati numerosi gli impieghi in altre città italiane ed europee. Nel 2006, in Italia, a Segrate, una strada di 500 m in centro città è stata ricoperta con masselli grigi e rossi: i risultati del monitoraggio hanno dimostrato che ipotizzando l’impiego di questo materiale per la pavimentazione e le facciate, lo smog prodotto da un’auto su tre sia completamente annullato. Inoltre, la riduzione delle prestazioni, dovuta alla presenza di sporco sulle superfici, può essere contenuta curando la regolare pulizia delle strade. Il materiale è stato successivamente impiegato per il restauro della Galleria Umberto I a Roma, per Rue Jean Bleuzen a Vanves, per gli edifici che compongono la Cité de la Musique et des Beaux–Arts a Chambéry in Francia e per altri costruzioni.