La querelle sugli scuolabus continua. In seguito a una deliberazione della sezione di controllo piemontese della Corte dei Conti del giugno scorso che stabiliva la non liceità dell’erogazione gratuita del servizio di trasporto pubblico scolastico, trattandosi di servizio che deve avere a fondamento una adeguata copertura finanziaria, l’ANCI aveva tempestivamente chiesto chiarezza al Ministro dell’Istruzione e al Ministro delle Infrastrutture. Non erano poi mancate le prese di posizione di numerose ANCI regionali e dell’UNCEM. La stessa Unione nazionale comunità ed enti montani è nuovamente intervenuta con una nota sullo spinoso tema:
“La telenovela estiva degli scuolabus continua. Ma non finirà bene. L’annunciata modifica al decreto legislativo 63 del 2017, prevista nel Decreto scuola, non arriverà entro l’inizio dell’anno scolastico. Approvato a inizio agosto dal Consiglio dei Ministri, salvo intesa dunque con possibili modifiche da fare, il Decreto scuola non sarà domani o nei prossimi giorni in Gazzetta Ufficiale.
La crisi di Governo ha bloccato il provvedimento che conteneva la possibilità per i Comuni di cofinanziare o coprire interamente la cifra per il servizio scuolabus. Oggi questa possibilità, secondo la legge del 2017, ribadita in più sentenze della Corte dei Conti, non c’è. E tutti i Comuni che lo hanno fatto e che lo faranno, in base alla norma vigente, sono perseguibili. Non potrebbero farlo. Le modifiche richieste da Uncem e dai Sindaci, annunciate da molti Parlamentari, non ci saranno.
Cosa fare dunque? Di certo i Comuni non interromperanno il servizio di scuolabus e continueranno a finanziarlo nella misura che ritengono più opportuna. Andranno contro la legge vigente per buonsenso. Per garantire opportunità e diritti. Il diritto alla scuola nei piccoli Comuni montani è tale solo se gli studenti possono raggiungere con lo scuolabus i plessi. È noto che i Comuni alpini appenninici o le loro frazioni che sono veri e propri paesi, non hanno tutti la scuola. Ci si deve spostare. Il costo del trasporto, fosse a carico delle famiglie, sarebbe ingente. E le obbligherebbe tutte ad andarsene.
Uncem è d’accordo e sostiene i Sindaci che non fermeranno il servizio, che andranno contro la legge vigente e faranno come hanno sempre fatto. Aspettando che il Parlamento approvi una nuova legge che modifichi la precedente, con lo stesso buonsenso che abita negli uffici dei Sindaci e nelle sale consigliari dei piccoli Comuni.”