Oxfam: la crisi della disuguaglianza è fuori controllo
L’Ong Oxfam, organizzazione internazionale che si batte per lo sradicamento della povertà, ha diffuso il rapporto sullo stato della povertà ed ha denunciato con forza che la crisi della disuguaglianza globale sta raggiungendo valori estremi mai toccati prima. Potere e privilegi sono strumenti usati per condizionare il sistema economico e allargare il divario tra chi è ricco e chi non lo è.
Dall’inizio del secolo ad oggi la metà più povera della popolazione mondiale ha ricevuto soltanto l’1% dell’incremento totale della ricchezza globale, mentre il 50% di tale incremento è andato all’1% più ricco.
Nel 2015 appena 62 persone possedevano la stessa ricchezza di 3,6 miliardi di persone, ossia la metà più povera della popolazione mondiale. Solo nel 2010 erano 388.
È innegabile che i maggiori vincitori nel contesto dell’economia globale sono le persone più ricche: il nostro sistema economico è infatti fortemente sbilanciato a loro favore e lo sarà sempre più. Invece di diffondersi gradualmente verso il basso, reddito e ricchezza sono risucchiati verso il vertice della piramide ad una velocità allarmante. Un complesso sistema di paradisi fiscali e un’industria di gestione patrimoniale in ascesa permettono a queste risorse di rimanere
intrappolate in alto, fuori della portata della gente comune e senza ricaduta alcuna per le casse pubbliche degli Stati. Secondo una recente stima 7.600 miliardi di dollari di ricchezza individuale (più dei PIL di Regno Unito e Germania messi insieme) sono attualmente custoditi offshore. Oxfam ha inoltre recentemente dimostrato che mentre le popolazioni più povere vivono nelle aree del mondo maggiormente esposte agli effetti del cambiamento climatico la metà più povera della popolazione mondiale è responsabile di appena il 10% delle emissioni globali.6 In media, l’impronta di carbonio dell’1% più ricco risulta essere 175 volte superiore a quella del 10% più povero.
Invece di creare un’economia che operi per la prosperità di tutti, delle generazioni future e del pianeta, abbiamo creato un’economia a tutto vantaggio dell’1%.
Uno dei fattori chiave che favorisce quest’enorme concentrazione di ricchezza e reddito è il crescente divario tra la remunerazione del capitale e i redditi da lavoro. In quasi tutti i Paesi ricchi, e nella maggior parte di quelli in via di sviluppo, si è ridotta la quota di reddito nazionale attribuita ai lavoratori, il che significa che
questi ultimi beneficiano di una parte sempre meno consistente dei proventi della crescita. I possessori del capitale, al contrario, hanno beneficiato di un aumento dei propri guadagni (riscossione di interessi, dividendi, profitti accumulati) ad un tasso di crescita più veloce di quello dell’economia. Il ricorso a pratiche diffuse di abuso fiscale da parte dei detentori del capitale e la riduzione delle imposte sulle
rendite da capitale hanno ulteriormente contribuito a tali guadagni. Come notoriamente dichiarato da Warren Buffett, egli paga meno tasse di chiunque altro nel suo ufficio, compresi il personale delle pulizie e la sua segretaria.
Si può osservare che l’attuale concentrazione della ricchezza in poche mani distrugge la classe media e, quindi, l’organizzazione sociale che i paesi occidentali si sono dati nel secolo scorso. La crisi delle organizzazioni nazionali e internazionali non sarà superata fino a quando la governante mondiale non comprenderà che è necessario arginare il ritorno di un capitalismo mondiale oligarchico e barbaro che tende sempre più ad autotutelarsi, come ha dimostrato lo studio dell’Oxfam, contro gli interessi della stessa società di massa che rischia di disintegrarsi.