Si fa un gran parlare di smart city da tempo, ma nella grande maggioranza dei casi l’enunciazione non corrisponde alla realtà, tant’è che alcuni osservatori parlano addirittura di bluff. Forse esagerano, meglio attenersi ai risultati degli studi scientifici. Secondo la ricerca “Smart cities: Beyond the hype”, realizzata da SmartCitiesWorld – come segnala Flavio Fabri su Key4Biz – “La stragrande maggioranza delle metropoli mondiali si trova nella fase ancora embrionale dei progetti smart city annunciati, sia in termini di strategia, sia di lancio delle iniziative, bene solo il 31% delle amministrazioni cittadine”.
All’indagine, dedicata allo stato dell’arte delle smart city in tutto il mondo, hanno partecipato amministratori pubblici, dirigenti di società di telecomunicazione e provider di tecnologie e servizi, con l’obiettivo di comprendere quali iniziative stiano avendo più o meno successo, quali applicazioni verticali vadano per la maggiore e quali siano ancora le sfide da affrontare per dare il via e realizzare progetti concreti ed effettivi di smart city. Cosa emerge in sostanza dallo studio? Un fatto molto semplice: le città di tutto il mondo che hanno annunciato progetti di trasformazione in senso smart hanno dato, invece, priorità a singole applicazioni verticali, come ad esempio la mobilità, la connettività, la Pubblica Amministrazione e la sanità, tralasciando ogni forma di strategia integrata, ossia ignorando volutamente o inconsapevolmente che la pianificazione strategica è l’autentica essenza di ogni metamorfosi urbana intelligente. Più della metà degli intervistati, infatti, ha indicato come problema principale per un approccio integrato alla smart city la mancanza di risorse finanziarie adeguate, quindi il finanziamento dei progetti, generalmente complessi e costosi, aggravata dalla difficoltà di coinvolgere partner affidabili. Non a caso, le città che hanno attivato partenariati pubblico-privati (PPP) hanno compiuto spesso esperienze piuttosto deludenti rispetto alle attese.
Complessivamente, l’indagine ha evidenziato che per il 76% degli intervistati, attualmente non si può affermare che esistano autentiche smart city, contro il 24% che invece ha segnalato l’avvio di iniziative concrete in alcune città, tra cui Austin negli Stati Uniti, Barcellona in Spagna, Bristol nel Regno Unito, e nelle due Città Stato del XXI secolo, Dubai e Singapore. E, cosa ancora più inquietante, la ricerca ha dimostrato che finora non si sia ancora affermato a livello globale un chiaro e condiviso concetto di smart city. C’è, invece, ampio accordo fra tutti i protagonisti del processo sulla necessità di maturare una visione globale dei problemi cui offrire soluzioni locali in grado di integrare servizi pubblici e privati, mettendo le persone al centro di ogni progetto e iniziativa.