“I sindaci, che ben conoscono le situazioni di disagio sociale, sono a favore del reddito di cittadinanza, come di ogni strumento in grado di portare sostegno alle famiglie in difficoltà. Siamo contenti di essere coinvolti in questa misura, ma la sua attivazione richiede risorse umane ed economiche importanti. Abbiamo chiesto un incontro al ministro Di Maio per capire le possibili soluzioni ai problemi operativi che riteniamo si possano presentare”. Lo ha detto il presidente dell’Anci e sindaco di Bari, Antonio Decaro, nella sua relazione al Consiglio nazionale svoltosi a Roma presso la Sala Zuccari del Senato.
“I Comuni non sono più né il primo né l’unico punto di accesso al reddito di cittadinanza – ha spiegato Decaro – ma avranno comunque alcune responsabilità rispetto ai beneficiari. Ogni amministrazione, per esempio, deve ideare e organizzare il progetto di pubblica utilità sociale, direttamente o in partnership con soggetti del Terzo settore, quindi deve provvedere ad attivare relative pratiche amministrative e assicurative, deve garantire la sicurezza del lavoratore e deve fornire strumenti adeguati ai volontari. Uno sforzo organizzativo e amministrativo che coinvolge molti uffici dell’ente”.
Decaro ha poi accennato alle nuove norme relative al reclutamento del personale nella pubblica amministrazione. In particolare l’obbligo di bandire concorsi solo per coprire i posti disponibili senza prevedere più, dal 2019, idonei e relative graduatorie, cui ricorrere per far fronte tempestivamente alle esigenze di organico. E la difficoltà tutta dei Comuni di sostituire i pensionati che beneficeranno della quota 100: circa cinquantamila saranno dipendenti comunali. “Sui problemi operativi che scaturiscono dalle norme – ha evidenziato Decaro – ho avuto un confronto con la ministra per la Pubblica amministrazione, Bongiorno, e suggerito alcune soluzioni per rimodulare i divieti e dare ai Comuni la flessibilità di cui hanno bisogno. Ho registrato alcune aperture”.
Durante la sua relazione, il presidente dell’Anci ha infine riepilogato i risultati della Legge di Bilancio che per i Comuni è “soddisfacente sotto il profilo degli investimenti, meno per la spesa corrente”. Partendo dall’importante risultato ottenuto con il reintegro dei 300 milioni di fondo Imu-Tasi nell’ambito del dl semplificazioni, “con cui abbiamo ripristinato risorse essenziali per chiudere i bilanci di tantissimi Comuni piccoli e grandi”. Restano diverse partite aperte, per cui l’Anci ha chiesto un decreto legge ad hoc. Tra queste Decaro ha ricordato: il mantenimento della percentuale di accantonamento per il Fondo crediti dubbi esigibilità al 75%, ancorato al raggiungimento dell’obiettivo di migliorare la capacità di riscossione, o, in caso di obiettivo fallito l’innalzamento all’80%, non all’attuale 85%; l’anticipazione di tesoreria a 5/12; l’apertura di un nuovo riaccertamento straordinario; e il recupero di 560 milioni del taglio del dl 66 in modo graduale. “Siamo pronti – ha concluso il presidente – a percorrere la via giudiziale per difendere il recupero di questi soldi che ci spettano”.
Il Consiglio nazionale ha infine approvato il bilancio preventivo 2019 e deciso la data di svolgimento della XXXVI Assemblea nazionale (la XIX congressuale) dell’Anci che si svolgerà dal 12 al 14 novembre prossimi.