Qualche giorno fa un dossier della Cgia di Mestre, basato su dati della Commissione europea che riguardano l’indice sulla qualità dei servizi offerti dagli uffici pubblici dei 19 Paesi che utilizzano la moneta unica, ha certificato, qualora ce ne fosse bisogno, che la nostra Pubblica Amministrazione non è proprio un buon esempio: peggio di noi in Europa soltanto la solita Grecia. Ma ovviamente non tutto è da buttare: anche nel Bel paese ci sono tante realtà che funzionano, e funzionano molto bene. E anche in questo caso si ripete il copione di un’Italia spaccata in due dove emergono profonde divisioni tra una regione e l’altra, tra Nord e Sud.
Anche per questo, in più di un’occasione, il Ministro della PA Giulia Bongiorno ha annunciato una vera e propria rivoluzione e proprio ieri è intervenuta sull’argomento: “Ho sempre sostenuto quello che attesta la Cgia di Mestre: non abbiamo una Pa, ma tante Pa. Alcune corrono, altre sono alla preistoria. La sfida è difficile e richiede tempo, ma con nuove energie e con ricambio generazionale può finalmente partire rivoluzione digitale che trasformerà #Pa”, ha scritto su Twitter.
In tale contesto arriva la delega al Governo per una “migliore organizzazione del lavoro” nella P.a.: le linee guida della riforma sono negli 8 articoli del Ddl del ministro Giulia Bongiorno (esaminato in via preliminare dal Cdm il 21 dicembre) arrivato per il parere alla Conferenza Unificata, dove è all’odg il 17 gennaio. Inciderà su concorsi, valutazione del merito, mobilità (è anche previsto che nei 24 mesi della ‘messa in disponibilità’ ci sarà una “definitiva risoluzione” del rapporto di lavoro se non si accettano due proposte di ricollocazione), disciplina della dirigenza, ribilanciamento tra norme inderogabili e ambito dei contratti collettivi. In arrivo concorsi su misura per le diverse professionalità; verifiche anche su capacità relazionali e attitudini al lavoro di gruppo; un albo nazionale per i componenti delle commissioni per i concorsi; un ‘sistema nazionale di valutazione’ del merito ed un nuovo ‘codice di condotta’, anche con una stretta anche sui dirigenti che non vigilano sui ‘furbetti del cartellino’.