Da un’indagine Ipsos, con focus sulla violenza di genere, vediamo che su un campione di 1.300 intervistati, il 57% di essi ritiene che del tema dei maltrattamenti sulle donne si parli troppo poco, mentre il 71% è convinto che lo Stato dovrebbe mettere in campo nuove misure per combattere il fenomeno. Una percezione, questa, per molti versi disallineata rispetto alle azioni attuate negli ultimi anni, come ad esempio la legge sul “Femminicidio” del 2013 che ha previsto fondi, attraverso le Regioni, destinati ai Centri antiviolenza (ad oggi sono 290 sparsi in tutta la Penisola) e Case rifugio (228). Ma secondo i cittadini quali possono essere gli strumenti di contrasto più efficaci? A questa domanda le donne intervistate hanno messo al primo posto un maggior numero di leggi e più assistenza legale (46%), seguiti da strumenti di supporto economico in favore delle donne abusate (40%) per garantire loro un’indipendenza economica dal partner. A tale proposito, l’83% del campione è favorevole alla creazione di un fondo garantito dallo Stato destinato alle vittime (il 37% si è detto molto favorevole). Alla domanda “Perché le vittime di violenza non denunciano”? Le donne interpellate hanno sottolineato l’aspetto della paura per eventuali ritorsioni da parte del partner (68%), ma anche per mancanza di fiducia nelle forze dell’ordine (43%) e per l’assenza di indipendenza economica (39%).
Una seconda indagine, voluta dal Dipartimento per le Pari opportunità nell’ambito del Piano strategico nazionale antiviolenza 2017-2020, è stata realizzata da Istat e Cnr su 281 Centri antiviolenza che ricevono finanziamenti dalle Regioni e su altri 123 destinatari di forme alternative di finanziamento. Obiettivo dello studio è quello di acquisire il maggior numero di elementi utili ad una mappatura sul tasso di copertura territoriale dei centri, sui servizi offerti, sul numero di donne prese in carico, nonchè sulla competenza del personale operante. Tutte informazioni rilevanti per il team di lavoro rappresentato da undici diversi Ministeri, Regioni, Enti territoriali, associazioni e tutti coloro che stanno lavorando al Piano operativo antiviolenza. Dai primi risultati dell’indagine Istat emerge, ad esempio, che su un totale di 49.152 donne che nel 2017 si sono rivolte ai centri finanziati dalle Regioni, 29.227 (ovvero il 59,47%) hanno iniziato un percorso di uscita dalla violenza. Di queste il 29,6% è straniero e il 73,6% ha figli minorenni.
“Occorre sottolineare – ha detto in un intervento il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega alle Pari opportunità, Vincenzo Spadafora – che nella legge di Bilancio non sono stati apportati tagli ai fondi per la lotta alla violenza di genere, se non una quota minima del 2,7% operata dal Mef su tutte le amministrazioni, come ogni anno. Presto, dunque, alle Regioni saranno erogati i 20 milioni di euro stanziati nel 2018 per i Centri antiviolenza, mentre nelle previsioni di bilancio del 2019 il Dipartimento per le pari Opportunità può contare su oltre 33 milioni di euro, di cui una parte andrà per legge alle Regioni e che mi auguro successivamente di poter incrementare ulteriormente. Sia ben chiaro però – ha concluso – che la restante parte dei fondi non sarà destinata a bandi generici, come avvenuto nel recente passato, ma ad iniziative concrete”.