Il capoluogo emiliano è antesignano nella gestione delle risorse idriche grazie a un innovativo progetto di riutilizzo delle acque di depurazione (una portata che va dai 300 ai 600 litri al secondo in uscita dall’impianto cittadino) in grado di garantire più qualità, da un punto di vista ecologico-ambientale, ai due principali canali del nodo idraulico bolognese, il Navile e il Savena Abbandonato. Acqua di buona qualità, come certificato da reiterate analisi di laboratorio, che potrà essere il primo passo per il recupero sostenibile dei due canali.
Il progetto, che coinvolge anche l’Agenzia regionale Arpae e Atersir (Agenzia territoriale dell’Emilia Romagna per i servizi idrici i rifiuti), parte dalle frequenti criticità idrogeologiche che Diversi infatti gli eventi estremi che hanno interessato negli ultimi anni il territorio bolognese a causa dei cambiamenti climatici. Le varie esternalità hanno comportato una drastica riduzione nel periodo estivo della portata idrica della rete dei canali cittadini, in particolare del Navile. Una rete che è alimentata dai prelievi che vanno dal fiume Reno alla chiusa di Casalecchio. La scarsità e il ristagno dell’acqua, specialmente d’estate, favoriscono la degradazione della sostanza organica presente sul fondo del canale con conseguente emanazione di effluvi che a più riprese hanno sollevato la protesta dei residenti. Da qui l’idea di mettere chi ha competenza sulla materia intorno ad un tavolo per porre rimedio al problema.
La soluzione trovata consiste nella messa a punto di un articolato piano per veicolare, attraverso una condotta idrica di proprietà della Renana, una quota consistente di acque in uscita dal depuratore Hera di Corticella (fino al 40%) verso il Savena Abbandonato. In questo modo è oggi possibile lasciar defluire più acqua verso il Navile nel tratto più problematico per le criticità ambientali, cioè nei quattro chilometri compresi tra via de’ Carracci e l’immissione nello stesso canale delle acque di scarico del depuratore Hera a Corticella. Il progetto è partito il 21 agosto scorso e in questi primi mesi di operatività sono stati prelevati dal depuratore Hera, che ha una potenzialità di 800.000 abitanti serviti, oltre mezzo milione di metri cubi di acqua che sono così andati ad arricchire il bilancio idrico del nodo idraulico bolognese.
Acqua di qualità, come certificato dai frequenti controlli eseguiti da Arpae in otto diverse stazioni di prelievo poste lungo il percorso dei canali cittadini, monitorando 19 parametri di natura fisico-chimica e microbiologica. La stessa Hera, inoltre, effettua ripetuti controlli sulla presenza di eventuali contaminanti di natura batterica sull’acqua in uscita dal depuratore. L’intervento è in linea con gli obiettivi di riuso del Piano regionale di tutela delle acque e nel rispetto degli standard di qualità dei corpi idrici fissati dalla Unione europea. Un progetto di durata triennale, frutto di un accordo di programma siglato tra Regione Emilia Romagna, nel ruolo di promotore e coordinatore dell’operazione, la multiutility Hera e il Consorzio della Bonifica Renana. Per mettere a regime il sistema, Hera e la Renana hanno investito complessivamente 120.000 euro.