“Come ampiamente argomentato dall’ANCI nelle scorse settimane, la ‘sospensione’ del Bando periferie non trova alcuna soluzione strutturale con i maggiori margini offerti agli enti locali nell’utilizzo dei propri avanzi. Non soltanto perché la sostituzione di fondi già assegnati con fondi propri utilizzabili più ampiamente costituisce comunque una sottrazione di risorse e necessita di operazioni non banali sulla gestione finanziaria degli interventi, ma soprattutto per l’ampia difformità della distribuzione degli avanzi tra gli enti beneficiari.”
Lo evidenzia la nota di lettura Anci-Ifel alla circolare Mef-Ragioneria dello Stato del 3 ottobre scorso che avvia lo sblocco degli avanzi di amministrazione degli enti locali. Con la circolare n. 25 del 3 ottobre 2018 la Ragioneria generale dello Stato fa un ulteriore passo verso la completa “liberalizzazione” dell’uso degli avanzi di amministrazione, prospettiva obbligata dopo i due fondamentali interventi della Corte costituzionale: la sentenza n. 247 del 2017 e la sentenza n. 101 del 2018.
“Le stime dell’IFEL – si legge nella nota di lettura – riportano solo 15 capoluoghi in grado di finanziare integralmente i progetti con avanzi liberi, circa 40 non dispongono di avanzi e i restanti 41 possono in teoria far fronte solo parzialmente agli oneri previsti dai progetti. È quindi quanto mai necessario che il Governo dia seguito all’impegno assunto qualche settimana fa per un intervento di chiarificazione, anche normativa, che confermi gli impegni presi con le convenzioni a suo tempo sottoscritte e permetta a tutti i beneficiari del Bando periferie di proseguire nell’attuazione degli interventi previsti.”