Per aprire un bar occorrono 71 adempimenti e fare la fila presso 26 enti. Va peggio per chi vuole aprire l’attività di autoriparatore, 86 adempimenti e 48 enti e con una spesa di quasi 20mila euro. La burocrazia rimane un elemento che frena le potenzialità di sviluppo e di crescita dell’Italia. Questo nonostante i numerosi tentativi di riforma e l’avanzare dei processi di innovazione e digitalizzazione. A pesarne l’impatto sull’avvio di attività imprenditoriali, e quindi sulla propensione all’imprenditorialità del nostro Paese, è la CNA con l’Osservatorio “Comune che vai, burocrazia che trovi”, alla prima edizione. Una indagine condotta sul campo, in collaborazione con 52 CNA territoriali, in rappresentanza di altrettanti comuni, di cui 50 capoluoghi di provincia.
Lo studio prende a esempio cinque tipologie d’impresa: acconciatura, bar, autoriparazione, gelateria, falegnameria. Di ognuna è calcolato in dettaglio il numero di adempimenti, degli enti coinvolti e delle operazioni necessarie all’apertura, oltre al costo totale dell’autorizzazione. Lo studio analizza anche alcune aspetti dell’apertura d’impresa comuni a tutti gli aspiranti imprenditori: gli adempimenti relativi a salute e sicurezza, la pratica per esporre un’insegna, la ristrutturazione dei locali, l’assunzione di un apprendista. Tutte le attività scontano profonde differenze tra un comune e l’altro, che incidono in termini di tempi ma anche di denaro. Il risultato di questa pressione è il numero di adempimenti chiesti dalla Pubblica amministrazione: per chi voglia aprire un’attività di autoriparazione sono 86. E’ il picco. Ma anche chi ha di fronte la strada relativamente più agevole, l’aspirante acconciatore, se ne ritrova di fronte 65. E in questo arco poco invidiabile si posizionano gli altri.